Con la nomina di Grazia Sestini a garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza, avvenuta il 22 dicembre scorso, la Toscana è entrata a far parte del gruppo di regioni e province autonome che hanno provveduto a designare un proprio tutore dei diritti dei minori.

Sempre di recente si sono aggiunte l'Emilia Romagna e la Puglia, seguendo l'esempio di: Calabria, Lazio, Liguria, Marche, Veneto e delle due Province di Bolzano e di Trento. Punto di riferimento centrale per i garanti regionali è il garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, Vincenzo Spadafora, nominato dai presidenti di Camera e Senato il 30 novembre scorso.

Sestini, aretina, è insegnante e ha ricoperto diversi incarichi istituzionali. Dal 2001 al 2006 è stata sottosegretario al welfare nel governo Berlusconi, mentre da giugno 2011 fino alla nomina a garante da parte del Consiglio regionale ha rivestito il ruolo di consigliere comunale ad Arezzo. La legge regionale 1 marzo 2010 n. 26, che ha istituito il garante per l'infanzia in Toscana, attribuisce a questa figura compiti di promozione, salvaguardia e tutela dei diritti e degli interessi dei minori. Ecco, di seguito, alcuni esempi. Il garante regionale è chiamato a diffondere la conoscenza dei diritti dei bambini e degli adolescenti e a promuovere, in collaborazione con gli enti e le istituzioni che si occupano di minori, iniziative per la prevenzione degli abusi. Un'altra funzione è quella di accogliere le segnalazioni in merito alle violazioni dei diritti dei più piccoli. Il garante regionale provvede, inoltre, a promuovere studi e ricerche sulla condizione minorile, compito, questo, che svolge avvalendosi della collaborazione dell'Istituto degli Innocenti.

Può illustrarci le priorità del suo mandato?

Esiste una priorità che è funzionale al mio mandato, cioè quella di far conoscere la figura del garante, che nel resto d'Europa esiste già da tempo ed è presente in alcune regioni del nostro Paese. Altre priorità sono l'avvio dell'attività e la costruzione di una rete di rapporti con le istituzioni e con il mondo delle associazioni. L'azione del garante non investe infatti solo la sfera del controllo, ma anche la promozione delle politiche e delle iniziative a favore dell'infanzia e dell'adolescenza. A questo proposito mi preme sottolineare che la Toscana è una delle regioni più avanzate in tema di servizi per i minori. Riguardo al programma delle attività per questo primo anno, credo che ci concentreremo su tre questioni: la tutela della vita (penso, ad esempio, al progetto Mamma segreta, un piano per sostenere le gestanti e le madri in difficoltà e per prevenire l'abbandono alla nascita a cui collaborano il Comune di Firenze, la Regione e l'Istituto degli Innocenti); l'ascolto dei minori e la tutela della salute dei bambini e degli adolescenti.

Su quali risorse può contare la nostra regione in tema di tutela e promozione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e in quali ambiti, invece, occorre intervenire per superare le criticità?

Nella nostra regione i diritti fondamentali sono garantiti a tutti. Lo confermano i dati sui minori in situazioni di fragilità, fra cui i minori non accompagnati. Ci sono, tuttavia, alcune problematiche: il lavoro minorile, ad esempio, presente solo in alcune realtà della Toscana e soprattutto in alcune comunità di stranieri, e l'integrazione degli alunni con disabilità. Riguardo a quest'ultimo aspetto, la Regione e l'Ufficio scolastico regionale hanno siglato un protocollo d'intesa per sostenere le scuole nell'inserimento degli alunni con disabilità.

Nel nostro Paese aumentano la povertà e le disuguaglianze fra le famiglie, fenomeni che incidono pesantemente sul futuro dei bambini. Come si pone la Toscana nel contesto di forte crisi economica che stiamo vivendo?

Dai dati emerge che il numero di figli è indice di povertà delle famiglie. In Toscana questa problematica si avverte meno rispetto ad altre regioni, sia perché ha un basso tasso di natalità, sia perché è sempre stata una regione con un benessere diffuso all'interno dei nuclei familiari. Tuttavia sono sempre di più le famiglie che cadono in uno stato di povertà "silente": le famiglie che non hanno mai avuto problemi e si trovano oggi in difficoltà fanno fatica a rivolgersi ai servizi. Quelle che, invece, hanno sempre avuto bisogno chiedono aiuto con più facilità. Qui è il problema: in sostanza le prime tendono a chiudersi, a isolarsi. Questo fenomeno potrebbe incidere moltissimo sulla vita relazionale e sulla salute dei minori. La nostra regione, comunque, ha servizi sociali diffusi sul territorio, che attuano forme di sostegno e accompagnamento alle famiglie in difficoltà; mi auguro, quindi, che ciò non avvenga, ma è un aspetto su cui occorre vigilare.

Quali sono le prospettive del rapporto di collaborazione con l'Istituto degli Innocenti e il Centro regionale di documentazione per l'infanzia e l'adolescenza?

La collaborazione va avanti, per tutti gli strumenti di indagine già avviati, ma anche per tutte le forme di indicazione e promozione di azioni, legislative e amministrative, su cui l'Istituto e il Centro possono dare il loro supporto all'ufficio del garante.

(Barbara Guastella)

Ultimo aggiornamento: 22/11/2018 - 16:32