Libro Sparnacci

"Agata e Smeralda à nome la prima fanculla femmina, fu posta al nostro Spedale in venerdi adì v di febraio [1444], a ore xiiij° il dì di santAgata. Dise era battezzata e messa nella pila. Recholla monna Antonia per suo diritto nome, era chiamata per altro nome monna Giovanna di ***. Rechò co lla detta fanculla 2 quartieri di ghonnellacia bigella153 rotte per pezze lane, 4 pezze lane, 1 pezzuolo di peza lina per in chapo, 2 fasce nuove e non rechò niuno altro sengno chon secho la detta Agata e Smeralda”.

La registrazione dell’arrivo della prima bambina accolta all’antico Spedale degli Innocenti, Agata Smeralda, costituisce la prima e insieme il prototipo delle registrazioni sull’attività di accoglienza che l’Istituto porta avanti da oltre sei secoli. Tutte le notizie annotate dagli scrivani riguardo l’arrivo di centinaia di migliaia di neonati sono contenute nei grandi volumi manoscritti custoditi dall’Archivio storico degli Innocenti. Il libro “Ci fu rechata e messa nella pila” di Giuseppe Sparnacci, membro del Consiglio di amministrazione dell’ente, si sofferma sull’approfondimento del primo volume, quello che registra gli ingressi dal 5 febbraio 1445 al 17 ottobre 1450. Il libro sarà presentato alla presenza dell’autore il 25 marzo, alle ore 17, nel salone Poccetti dell’Istituto degli Innocenti.

Il manoscritto di cui parla il libro di Sparnacci, è il primo di una lunga serie, chiamata  “Balie e Bambini”, che registra gli arrivi dei neonati e che prosegue fino all’epoca contemporanea. Nei volumi sono annotate le informazioni sull’arrivo di ogni creatura, sul suo affidamento per il baliatico e sulla registrazione delle spese sostenute per le cure e il sostentamento. Per alcuni è anche indicata la loro sorte: la morte, la resa ai genitori, l’affidamento dato a persone di fiducia dello Spedale o la permanenza nello Spedale dopo il ritorno dal baliatico.

Il libro di Giuseppe Sparnacci, disponibile al Bookshop dell’Istituto degli Innocenti, propone la trascrizione di tutti i 438 arrivi dei neonati dal 5 aprile 1445 (Agata Smeralda) al 17 ottobre 1450 (Giovanna Marietta) e dell’annotazione dei contratti delle 32 balie di casa. Questi primi ingressi saranno seguiti, negli anni e nei secoli fino ad oggi, da altre centinaia di migliaia di bambine e bambini, ma i primi anni di storia dell’Istituto sono particolarmente interessanti dal punto di vista documentale per l’ampia disponibilità di notizie. Una ricchezza dovuta probabilmente al grande entusiasmo che accompagnava l’avvio dell’attività dell’istituzione, forse al numero ancora ridotto di arrivi e alla grande consapevolezza che gli Innocenti fossero il primo Spedale di Firenze per i neonati abbandonati. Il lavoro, oltre a un attento studio bibliografico, si basa su un’indagine minuziosa delle notizie riguardanti tutti gli ingressi delle creature nel periodo indicato, arricchendola con informazioni ricavabili da altri manoscritti coevi, prodotti sempre dallo Spedale in questo periodo, come quelli di entrate e uscite, di ricordanze, di libri mastri dove venivano riportate tutte le spese e registrati debitori e creditori. Alcuni approfondimenti specifici condotti ai fini della stesura del volume evidenziano aspetti meno noti e novità. E’ interessante, ad esempio, l’annotazione della povertà dei corredi, descritta con termini che si riferiscono alla qualità di panni e fasce, definiti tristi, rotti, stracciati, dolorosi. E spesso si annotano aspetti riguardanti il corpo dei neonati e le condizioni in cui versavano le creature accolte: nude e fredde o con il bellico non legato.

Una particolare attenzione è dedicata anche al ruolo delle donne nella comunità degli Innocenti, fra le quali anche la “maggiore”, presumibilmente il corrispettivo femminile del Priore. Dall’analisi del primo volume delle accoglienze agli Innocenti è stato possibile determinare la lista, in ordine cronologico, delle “balie di casa”, quelle donne che prestavano la loro opera all’interno dello Spedale. Da questa lista si dimostra che in questo periodo c’era sempre almeno una balia disponibile per allattare i neonati che arrivavano allo Spedale.

Dall’analisi dei documenti, l’autore fa chiarezza sulla compresenza della pila e della “finestra ferrata”, coesistenti molto probabilmente fin dall’inizio dell’attività di accoglienza; ma anche sulla storia del “putto” e di come sia subito diventato il simbolo degli Innocenti.

Ultimo aggiornamento: 21/03/2024 - 17:22