Gli stranieri residenti in Italia sono, ad oggi, 5 milioni e 421mila e di questi quasi 1 milione e 100mila sono minori. Gli iscritti a scuola nell'anno scolastico 2014/2015 sono 814.187, cresciuti in un anno di 11.343 (l'incremento maggiore riguarda quelli nati in Italia: +8,4%). Nel 2014 il numero dei bambini nati nel nostro Paese da entrambi genitori stranieri è rimasto quasi stabile (75.067 casi, il 14,9% del totale dei nati).

Sono questi alcuni dei dati pubblicati nel Dossier statistico immigrazione 2015, realizzato da Idos in partenariato con la rivista interreligiosa Confronti, per conto dell' Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali).

Analizzando più da vicino la situazione in Toscana – grazie ai dati forniti dal Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza – si nota che la percentuale di minori stranieri non accompagnati sul totale dei minori a fine 2012 era del 28.2%, dato che saliva al 44.4 sul totale dei minori stranieri nei servizi residenziali. È interessante rilevare come gli alunni con cittadinanza non italiana, nell'anno scolastico 2012/2013, siano stati 786.630 mentre dieci anni prima, erano oltre cinquecento mila in meno, ovvero 232.766.

Più in generale, in Italia quasi un abitante su dieci è nato fuori dai confini nazionali o è figlio di immigrati; in questo quadro chiaramente aumentano le nuove cittadinanze, il numero degli alunni e dei lavoratori immigrati. “Nel nostro Paese – spiega Paola Pistacchi, Responsabile Servizio Accoglienza dell'Istituto degli Innocenti - la realtà migratoria al femminile è significativa e importante non solo per la sua rilevanza numerica ma in particolar modo per la forma e la modalità che ha assunto nei diversi decenni. In Italia, a differenza di ciò che è successo nei vari contesti europei, meta da più tempo dei flussi migratori, la 'femminilizzazione' dell’immigrazione è avvenuta nella prima fase del ciclo migratorio, ovvero negli anni ‘70. Sono le donne che per prime partono, sono le donne che costruiscono quella che viene definita la catena migratoria”. “Poi, dalla metà degli anni novanta – chiarisce – si è intensificato l’arrivo delle donne del ricongiungimento familiare che sono l’immagine più tradizionale dell’immigrazione femminile, quelle cioè giunte qui per ricongiungersi al coniuge precedentemente immigrato”.

Diventa quindi cruciale fornire alle mamme immigrate gli strumenti linguistici essenziali per potersi relazionare ed integrare. “Spesso queste donne – conclude Paola Pistacchi – hanno difficoltà a capire le comunicazioni che la scuola invia ai genitori e ad avere quindi un rapporto con gli insegnanti. Il più delle volte gli unici 'mediatori culturali' tra scuola e famiglia sono proprio i figli in età scolare. Il tutto si aggrava maggiormente se consideriamo le madri di bimbi piccoli che frequentano la scuola dell’infanzia. L’incapacità di comprendere il percorso educativo dei figli e ad esserne coinvolte porta una grande frustrazione e una totale crisi delle mamme immigrate proprio rispetto al loro ruolo genitoriale”.

Last update: 11/22/2018 - 16:41