L’Istituto degli Innocenti fu fondato nel XV secolo per assistere i bambini abbandonati. Grazie a un lascito testamentario del mercante pratese Francesco Datini, cui si aggiunsero i capitali di altri mercanti, la costruzione iniziò nel 1419 sotto il patronato dell’Arte della seta di Por Santa Maria e fu affidata a Filippo Brunelleschi. Come ogni altra struttura di accoglienza del periodo, prese il nome di Ospedale.

L’Ospedale Santa Maria degli Innocenti cominciò nel 1445 ad accogliere i bambini abbandonati nella pila posta sotto il loggiato esterno, poi sostituita con una finestra ferrata. Fu chiusa nel 1875, quando fu istituito un Ufficio di consegna.

Fin dal primo momento l’Ospedale godette di privilegi, donazioni, eredità e ai suoi beni si aggiunsero quelli di altri enti. Fino alla soppressione delle arti (1770), la gestione fu del Consiglio degli operai, nominati dall’Arte della seta, dopodiché l’ente fu posto sotto il controllo del governo granducale fino all’Unità d’Italia, a eccezione del periodo della dominazione francese (1799-1814) in cui fu gestito unitariamente ad altri ospedali.

Nel 1862 divenne Opera pia, guidata dal 1888 da un Consiglio di Amministrazione; nel 1890, con la legge Crispi, si trasformò in istituto pubblico di beneficenza; nel 1923, divenne IPAB - Istituto pubblico per l’assistenza e la beneficenza. Dal 1940 è stato denominato Istituto e dal 2004 è diventato Azienda di servizi alla persona (ASP).

Le origini

Fu un lascito testamentario del mercante pratese Francesco Datini, a determinare nel 1419 l’avvio della costruzione, in Firenze, di un grande Ospedale per i bambini abbandonati. L’Arte della Seta, individuata come garante della costruzione e patrona del nuovo ente, affidò il progetto a Filippo Brunelleschi, in quel momento impegnato anche nell’edificazione della cupola del Duomo di Firenze. L'Ospedale degli Innocenti divenne così “il luogo del bello” deputato ad accogliere i bambini abbandonati. Agata Smeralda fu la prima bambina accolta, il 5 febbraio 1445.

I bambini al loro arrivo venivano affidati a un servizio di balie interne: donne povere, spesso ragazze sole o madri di bambini accolti proprio dall’istituzione. Con il passare del tempo divennero molto più numerose le balie esterne, presso le quali venivano mandati i piccoli. Vivevano preferibilmente in campagna, perché si riteneva che il clima e il cibo genuino favorissero la produzione di un buon latte, utile alla crescita degli esposti.

Nei primi anni di vita, la loro crescita e la loro cura era affidata a delle nutrici di campagna, che accoglievano i bambini nelle loro case e li allattavano fino ai due anni, continuando ad accudirli fino ai 5-6 anni. I sopravvissuti all’elevato tasso di mortalità infantile di quel tempo tornavano poi in Istituto: i bambini per frequentare la scuola e imparare un mestiere, le bambine per imparare a tessere o a occuparsi dei lavori domestici presso le famiglie agiate di Firenze, per guadagnarsi la dote che avrebbe permesso loro di sposarsi o di farsi monache.

Dal 1600: una nuova attenzione alle madri e alla salute dei bambini

Tra il 1600 e il 1700 l’Istituto iniziò ad accogliere le madri nubili tra le nutrici interne, le addette cioè a prestare le prime cure ai neonati, avviando così una prassi assistenziale anche nei confronti delle donne. Negli anni successivi queste iniziarono a ricevere un sussidio, un aiuto per costruirsi una vita anche fuori dall’Istituto.

A partire dal 1700 l’attenzione si concentrò anche sulla salvaguardia della salute dei bambini, sviluppando ambiti specifici di indagine scientifica, promossa da medici illustri che studiavano nuovi metodi di allevamento e di cura delle patologie infantili. È in quest’epoca che iniziano le prime sperimentazioni di allattamento artificiale, di prevenzione antivaiolosa, di sviluppo della scienza ostetrica e pediatrica.

L’Istituto oggi

Le trasformazioni sociali e giuridiche che rivoluzionano l’Italia dagli anni ‘70 in poi, investono con il loro cambiamento anche le funzioni dell’Istituto. Bambini e bambine abbandonati diminuiscono, così come le madri: il ruolo dell’Istituto passa dall’assistenza alla promozione di iniziative in grado di migliorare le condizioni di vita dell’infanzia e dell’adolescenza. L’Istituto si apre a nuove realtà sul territorio, collabora con Governo, istituzioni internazionali, enti e associazioni che sostengono bambini, ragazzi e famiglie. Nel 2004 l’Istituto viene trasformato in Azienda di servizi alla persona.

Ultimo aggiornamento: 20/01/2022 - 17:59