Oltre un milione di bambini in Italia vive in condizioni di povertà (1 milione 131mila secondo i dati Istat del 2015), sono il 10,9 per cento della popolazione minorile. Si deve partire dalla dimensione del fenomeno per ragionare su un problema sociale che negli ultimi anni si è acuito in gran parte d’Europa: diciassette Paesi europei hanno visto peggiorare dal 2008 le condizioni di vita dei propri bambini e ragazzi, tra questi ci sono Regno Unito, Olanda, Belgio, Lussemburgo, Danimarca e anche l’Italia. Il peggioramento italiano di cinque punti percentuali è secondo solo a quello che si è registrato a Cipro (7 per cento) e in Grecia (9 per cento).



Un utile strumento per capire lo stato attuale degli studi su un fenomeno complesso e multidimensionale è il nuovo supplemento della rivista “Rassegna bibliografica Infanzia e Adolescenza”, un percorso di lettura su "Povertà ed esclusione sociale di bambini e ragazzi", curato da Enrico Moretti, statistico all’Istituto degli Innocenti.



L'APPROVAZIONE DEL REDDITO DI INCLUSIONE

“Con l’approvazione del Reddito di inclusione (Rei), l’Italia recupera finalmente terreno nell’ambito delle politiche di contrasto alla povertà, una misura strutturale di contrasto alla povertà che mancava ormai solo in Italia e Grecia – commenta Moretti - Importante il fatto che il Rei dia priorità alle famiglie con bambini e che accanto al contributo economico preveda un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa. Le possibili criticità sono semmai legate alle risorse disponibili che allo stato attuale si stima copriranno circa un terzo della platea a cui è diretto e al sistema, da mettere a punto e potenziare attraverso centri dell’impiego e servizi sociali, di ricerca di una concreta occupazione”.



LE PRIVAZIONI DEI RAGAZZI

Cosa significa povertà per un bambino? La povertà è prima di tutto mancanza di soldi, ma in tenera età è molto di più. La privazione da parte dei bambini e degli adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni significa anche la limitazione dell’opportunità di crescere dal punto di vista emotivo, delle relazioni con gli altri, della scoperta di se stessi e del mondo. Pertanto nell’elenco delle privazioni le indagini includono: non mangiare frutta e verdura tutti i giorni; non fare tre pasti al giorno; non fare un pasto proteico (carne, pollo, pesce o loro equivalenti vegetariani) almeno una volta al giorno. E nell’ambito della sfera educativa e del tempo libero: non avere libri adatti all'età del bambino (esclusi i testi scolastici); non avere attrezzature per giocare all'aria aperta (bicicletta, pattini, ecc.); non svolgere attività ricreative regolari (nuotare, suonare uno strumento musicale, partecipare a organizzazioni giovanili, ecc.). Ma rientrano nell’elenco anche il non avere denaro per partecipare alle gite scolastiche, non avere una connessione internet o vestiti nuovi.

FATTORI DI RISCHIO

Il primo dei fattori di rischio che incidono sulla povertà e l’esclusione sociale di bambini e ragazzi indicato nelle indagini riguarda le caratteristiche proprie della famiglia, ovvero la sua dimensione e composizione: famiglie numerose e genitori single sono, come è facile capire, più esposti al rischio povertà. Tra gli altri fattori di rischio ci sono comunque anche il basso livello di istruzione dei genitori, legato alla posizione lavorativa, come la loro giovane età, “in ragione del fatto che solitamente i redditi al di sotto dei trenta anni sono più bassi della media e il lavoro maggiormente soggetto a precarietà”.

IL PUNTO DI VISTA DEI BAMBINI

Nel contributo si mette in evidenza infine l’importanza degli studi che fanno emergere il punto di vista dei bambini. “Questi studi possono aiutare a capire meglio il fenomeno della povertà – spiega Moretti – molte sono le indagini svolte in ambito internazionale, come nel Regno Unito, in Germania o in Australia, ma ci sono anche alcune esperienze in ambito nazionale, realizzate di recente”, come l’indagine condotta dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali sulla condizione e il benessere dei bambini e ragazzi nell’ambito della sperimentazione della misura di contrasto alla povertà SIA (sostegno per l’inclusione attiva), e l’esperienza di ricerca promossa dalla Fondazione l’Albero della vita e realizzata dalla Fondazione Zancan (2015) in sette città italiane.

I FILM SU INFANZIA E POVERTA'

A fianco del percorso di lettura il supplemento alla Rassegna bibliografica dell’Istituto degli Innocenti presenta anche un percorso filmografico. Marco Dalla Gassa, docente dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, attraversa la storia del cinema indicando quali sono le pellicole che meglio hanno rappresentato l’infanzia e la povertà: il percorso parte dal cinema neorealista italiano di Vittorio De Sica per poi passare al cinema americano, Lo specchio della vita (1959), Alice non abita più qui (1975), Il mio piccolo genio (1991), dalla produzione cinematografica di Ken Loach e dei fratelli Dardenne, il contributo si conclude con uno sguardo su pellicole italiane come L’uomo flessibile (2003) di Stefano Consiglio, Porca miseria (2006) di Armando Ceste, Tutta la vita davanti (2008) di Paolo Virzì.

Credit foto: Il mondo visto da... un anemone di mare (particolare), di Davide Sartori, 12 anni internazionale dell’età evolutiva Aldo Cibaldi del Comune di Rezzato ­ www.pinac.it. Dalla copertina del supplemento.





Ultimo aggiornamento: 06/06/2017 - 12:50