Il percorso dei figli, il ruolo delle famiglie adottive e affidatarie, la volontà, a un certo punto della vita, di conoscere le proprie origini biologiche.

Questi e molti altri i temi al centro del convegno “Allargare lo spazio familiare: essere figli nell'adozione e nell'affido” in programma il 13 e 14 febbraio in Università Cattolica di Milano (aula Pio XI, largo Gemelli 1, Milano, ore 9 venerdì e ore 9.30 sabato), promosso dal Centro di Ateneo “Studi e ricerche sulla famiglia”, in collaborazione con la casa editrice Vita e Pensiero che ha pubblicato l’omonimo volume “Allargare lo spazio familiare: adozione e affido” all’interno della collana Studi interdisciplinari sulla famiglia.

Al centro degli interventi e di alcune ricerche presentate nella due giorni di studio è la ricerca delle proprie origini. Fra i lavori presentati anche lo studio realizzato dall'Istituto degli Innocenti che ha rilevato il numero delle richieste di accesso alle informazioni relative alle proprie origini, presentate dai ragazzi adottati negli anni 2009-2011. La ricerca, che sarà illustrata da Raffaella Pregliasco, ha preso in considerazione 15 Tribunali per i minorenni che hanno fornito i dati. Sono state presentate 513 domande di accesso alle informazioni sulle proprie origini, di cui 398 risultano concluse nel periodo considerato con il seguente esito: 233 sono state accolte (e quindi sono state trasmesse le informazioni contenute nei fascicoli), le altre rigettate o ritenute non ammissibili perché i genitori risultavano ignoti o non avevano riconosciuto il figlio (117 casi).

«Come emerge anche da altre ricerche, ad avviare le pratiche in maggioranza sono donne – commenta Rosa Rosnati, docente di Psicologia dell’Adozione e Affido in Università Cattolica -, spesso a seguito di una transizione familiare e personale significativa (matrimonio, nascita dei figli, morte dei genitori adottivi). Assai più raramente viene indicato il desiderio di conoscere l’identità della madre e quella di avere informazioni su eventuali fratelli. Il bisogno di fondo in questi casi è quello di dare un volto».

Attualmente è in corso in Italia un ampio dibattito a livello giuridico sul tema dell'accesso, con varie proposte di legge in Parlamento. La delicata questione riguarda i soggetti che chiedono di conoscere le proprie origini ma le cui madri al momento della nascita hanno chiesto di non essere nominate. Fino ad oggi questi figli vedevano la propria istanza respinta, come emerge dalla ricerca. Le proposte di modifica della legge si differenziano tra loro in quanto collocano su posizioni diverse il punto di equilibrio tra il diritto del figlio di avere accesso alle informazioni che riguardano la sua origine e il diritto della donna di poter restare nell'anomimato, come attualmente previsto dalla legge in vigore la 184/83, modificata dalla 149/01. Nella stragrande maggioranza dei casi sono gli stessi adottati a presentare domanda: la motivazione solitamente riportata è relativa al bisogno di conoscere le proprie origini, la propria storia personale nel periodo precedente all’adozione e di sapere qualcosa in più circa le ragioni dell’abbandono.

Al convegno saranno presente fra gli ospiti internazionali Wendy Tieman dell'Università di Rotterdam che presenterà uno studio realizzato seguendo nel tempo 3.519 bambini dal momento dell’inserimento in famiglia fino ai 24-30 anni e Jesus Palacios Università di Siviglia che terrà una lectio dal titolo Protecting children, supporting families: best practices in foster care and adoption

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Ultimo aggiornamento: 22/11/2018 - 16:34