Convegno centri per le famiglie

I Centri per le famiglie sono luoghi accoglienti pensati per sviluppare attività e iniziative nell’ambito delle politiche per la famiglia, con particolare attenzione alla creazione di nuove forme di sostegno ai compiti di cura e agli impegni educativi dei genitori. Hanno iniziato a svilupparsi alla fine degli anni Ottanta come proposta di prossimità per le famiglie, con l’obiettivo di avviare un presidio permanente di riferimento e un luogo di prevenzione e cura delle fragilità familiari. Tali centri oltre a fornire informazione e orientamento sul sistema degli interventi rivolti a minori e famiglie, offrono anche servizi sostegno alla genitorialità, mediazione familiare, counseling e servizi di natura “relazionale”, cioè orientati a promuovere attività di socializzazione e condivisione.

I bisogni relazionali delle famiglie sono stati esplorati attraverso l’indagine pilota svolta dal Centro Regionale di documentazione per l'infanzia e l’adolescenza, in collaborazione con la Regione Toscana, sulle “reti di prossimità”, cioè sul potenziale di risorse relazionali a cui un soggetto è in grado di attingere per fare fronte ad un bisogno. Secondo le prime evidenze sono in particolare le famiglie “separate” e quelle con genitori prevalentemente “non occupati” le tipologie di utenti per le quali si registra una maggior efficacia della rete di prossimità. Anche le famiglie che presso i Centri per la famiglia usufruiscono di servizi di tipo relazionale ricevono adeguato supporto dalle reti in cui sono inserite. Da questa evidenza deriva, quindi, l’opportunità di investire nell’implementazione dei Centri per la famiglia secondo i criteri definiti dal Modello condiviso di Centro per la famiglia, che intende dare risposta ai bisogni della persona soprattutto in termini relazionali.

I risultati della ricerca e le prospettive future dei Centri per le famiglie sono stati al centro del convegno dal titolo “I centri per le famiglie: dai dati emersi al confronto aperto” che si è svolto l’11 dicembre all'Istituto degli Innocenti di Firenze. L’evento è stato organizzato con lo scopo di  promuovere, grazie alle risorse del Fondo per le politiche della famiglia per l’annualità 2023, percorsi integrati che coinvolgano i servizi sociali dei comuni e i servizi socio-sanitari delle 28 zone distretto e Società della Salute toscane che sul territorio si occupano di infanzia, adolescenza e genitorialità in tutte le loro forme.

Convegno I centri per le famiglie: dai dati emersi al confronto aperto”

Durante la giornata sono state approfondite sia la programmazione del Fondo 2023, sia le linee operative per lo sviluppo delle progettualità territoriali finanziate a valere sul Fondo Politiche per la famiglia 2023 a partire dalla deliberazione di Giunta regionale di recente approvazione. Nel dettagli sono state date indicazioni sulle tempistiche e sulle modalità di gestione dei finanziamenti.

Al centro della sessione mattutina dei lavori anche l’importanza dell'esperienza di gemellaggio fra Toscana ed Emilia Romagna, che si è svolta nell’ambito del Progetto “Supporto per lo sviluppo dei centri per la famiglia e il coordinamento di interventi in materia di servizi di protezione e inclusione sociale per nuclei familiari multiproblematici e/o persone particolarmente svantaggiate”. Nel pomeriggio le zone distretto sono state protagoniste di una tavola rotonda di confronto sulla progettazione dei Centri per la famiglia, durante la quale è stata data voce a più esperienze territoriali al fine di presentare e condividere buone prassi e criticità riscontrate sul proprio territorio nell'implementazione del modello condiviso di Centro per le famiglie.

Evidenze dellindagine sulle reti di prossimità

Le reti di prossimità riguardano il potenziale di risorse relazionali a cui un soggetto è in grado di attingere per fare fronte a un bisogno e possono essere quantificate in termini di “capitale sociale”. A un campione di 60 famiglie che frequentano i 13 Centri per la Famiglia attivi in Toscana è stato somministrato un questionario attraverso cui sono state raccolte informazioni su quattro tipologie di bisogni, ovvero risorse materiali, informative, di tempo e simboliche, e sulle reti di supporto disponibili, cioè parenti, genitori dei compagni di scuola dei figli, colleghi di lavoro, vicini di casa, amici, persone conosciute in ambito associativo o istituzionale. Sulla base dei dati raccolti sono calcolati quattro indicatori (fiducia, reciprocità, ampiezza, aiuto ricevuto), che hanno permesso di definire un indice di “capitale sociale”. Rispetto al valore medio dell’indice di capitale sociale (5,2) si registrano valori più elevati tra le categorie delle famiglie “separate” (5,6) e con genitori prevalentemente “non occupati” (5,5).

Ultimo aggiornamento: 11/12/2023 - 14:09