Donata Bianchi alla 4a conferenza dell'ordine degli assistenti sociali

Donata Bianchi alla 4a conferenza dell'ordine degli assistenti sociali

Il punto di partenza è uno: “I maltrattamenti istituzionali sono sempre anche la conseguenza di un effetto sistemico, conseguenza dell’operare e dell’interazione fra tutti gli attori coinvolti”. E’ partita da qui Donata Bianchi, responsabile del servizio ricerca e monitoraggio dell’Istituto degli Innocenti, nel suo intervento alla Quarta conferenza del Consiglio nazionale dell’Ordine degli assistenti sociali (Cnoas) che si è svolta venerdì 20 gennaio a Firenze e dedicata ad un tema caldo e d’attualità come quello della “violenza istituzionale”. Donata Bianchi ha raccontato l’esperienza dell’Istituto al convegno intervenendo a conclusione della seconda delle due tavole rotonde in programma nella mattinata.

L’ascolto di chi entra nel sistema dei servizi al centro della presa in carico”

Tre le questioni al centro dell’intervento di Donata Bianchi. In primo luogo la necessità di riconoscere il maltrattamento istituzionale come fenomeno specifico, con proprie dinamiche, responsabilità sia personali e professionali sia di sistema e con effetti dannosi sia per le vittime sia per il sistema istituzionale e sociale in quanto tale poiché mina alla base la fiducia verso le istituzioni, verso i servizi.

Come ha spiegato, si identificano in genere tre forme prevalenti: il maltrattamento diretto, inteso come atti di violenza fisica, sessuale o psicologica; il maltrattamento c.d. ‘procedurale’ o processuale, che si colloca nei processi di lavoro, quando gli interventi sono sotto gli standard richiesti o vengono messe in atto pratiche di lavoro danneggianti; il maltrattamento del sistema, che non viene commesso da un singolo individuo o da un’unica agenzia, ma che si verifica quando l’intero sistema di protezione dei bambini è in difetto e quindi l’esigenza di guarda alla filiera di responsabilità compiti e interventi agiti oppure omessi.

Il maltrattamento istituzionale è un tema che fatica a trovare attenzione e riconoscimento da parte della comunità scientifica, delle Istituzioni. L’emersione di quanto accaduto, attraverso il racconto delle vittime, provoca reazioni di scetticismo, minimizzazione, negazione perché le Istituzioni, i Servizi e gli operatori che in vario modo sono stati coinvolti si sentono messi direttamente in discussione.

“L’ascolto di coloro che entrano nel sistema dei servizi è fondamentale – ha detto Bianchi – che sia messo al centro dei processi di presa in carico e che essi siano riconosciuti come soggetti di diritti e doveri e prestazioni di funzioni”. Da qui la necessità di “formazione specifica di tutti gli attori coinvolti, da accompagnare e preparare proprio nella capacità di riconoscere gli esperti di esperienza come attori di esperienza, ma anche il tema della valutazione dei processi di lavoro: ad esempio credo sia fondamentale verificare sempre che i nostri progetti individualizzati siano compresi da coloro a cui si rivolgono. In che modo? Ad esempio facendogli firmare i progetti. Ma potrebbe essere opportuno anche pensando a processi d’invalidazione per quei percorsi che non prevedono l’ascolto della vittima”.

Le linee guida sulla valutazione partecipativa nelle pubbliche amministrazioni

Non si parte da zero, comunque. “Vanno messe a terra alcune linee d’indirizzo che già abbiamo come le linee guida sulla valutazione partecipativa nelle amministrazioni pubbliche, partendo da alcune esperienze pilota che già esistono” ha spiegato Donata Bianchi. Una, ad esempio, è quella delle Youth Conference del progetto Care Leavers, la sperimentazione nazionale d’interventi in favore di giovani che al compimento dei 18 anni vivono al di fuori della famiglia d’origine sulla base di un provvedimento dell’autorità giudiziaria, promossa dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali nell’ambito del fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale e realizzato proprio con l’assistenza tecnico-scientifica dell’Istituto degli Innocenti. Da qui una delle proposte della responsabile del servizio ricerca e monitoraggio dell’Istituto: “E’ importante coinvolgere i beneficiari degli interventi, anche tramite loro rappresentanze, ai tavoli locali, siano essi di ambito territoriale o anche di livello regionale – ha detto -. Accanto a questo è necessario valorizzare gli elementi che già ci sono e che rappresentano fattori di protezione, come le linee di indirizzo per la gestione di interventi complessi e delicati quali l’affidamento familiare, la collocazione in comunità residenziale e il lavoro con le famiglie vulnerabili”. Qualche passo in avanti, comunque, è stato fatto: “Ad esempio la supervisione professionale nei servizi sociali, che è uno strumento fondamentale in tema di monitoraggio, è diventata livello essenziale delle prestazioni”. Altri devono ancora essere compiuti, a cominciare “dall’attenzione ai dati – ha concluso Bianchi-: è importantissimo sapere quanti bambini e perché sono in carico ai servizi sociali”

Ultimo aggiornamento: 03/02/2023 - 17:49