Sono 2282 in Toscana i bambini con un genitore detenuto. Un'esperienza dolorosa e traumatica che rischia di intaccare profondamente la relazione padre/madre – figlio e che spesso si ripercuote a lungo termine sul benessere psichico, fisico e sociale dei ragazzi.

Per loro andare a trovare il padre o la madre può rivelarsi a volte complicato. Perché nonostante i penitenziari toscani abbiano attuato la maggior parte delle direttive nazionali in merito all'accoglienza dei minori in visita, ci sono ancora alcune zone d'ombra che riguardano, ad esempio, l'impatto dei bambini con la struttura carceraria, il numero spesso troppo basso di ore dedicato agli incontri con i genitori, il venire meno di alcune possibilità straordinarie di colloquio e di contatto telefonico, protocolli che ancora mancano per un efficace raccordo tra istituti e servizi sociali.

Sono alcune delle considerazioni emerse della ricerca presentata ieri presso l'Auditorium del Consiglio Regionale toscano “Minori in visita al carcere. Le garanzie di tutela dei bambini e degli adolescenti figli di detenuti che si recano in visita negli istituti penitenziari della Toscana”. L'indagine, che si è svolta nel corso del 2015, è stata curata dall'Istituto degli Innocenti e promossa dall'Ufficio del garante per l'infanzia e l'adolescenza della Toscana in collaborazione con il Garante regionale dei diritti dei detenuti e con il Provveditorato regionale dell'Amministrazione penitenziaria in Toscana.

Si tratta della prima ricerca che fotografa lo stato delle garanzie e tutele fornite ai figli dei detenuti negli istituti penitenziari toscani. Otto le strutture di diversa tipologia prese in esame in tutta la regione: il carcere di Empoli, di Firenze Gozzini, di Sollicciano, di Livorno, di Pisa, di Prato, di Porto Azzurro e di San Gimignano. Le tematiche affrontate spaziano dalle caratteristiche dei luoghi deputati al colloquio tra genitori e figli minori alle modalità di accoglienza dei minori, dalla formazione del personale ai rapporti tra carcere e servizi territoriali, dalle problematiche concrete rilevate in tema di rapporti detenuti/figli minori, alle buone prassi esistenti per la tutela della genitorialità.

La ricerca ha evidenziato gli aspetti normativi a quelli fenomenologici, ma anche le modalità di accoglienza dei minori che spesso sono “ancora da costruire” o da “migliorare sensibilmente”. In generale si è rilevato un buon livello di interesse negli operatori penitenziari per la tutela degli affetti e del rapporto genitoriale dei detenuti. Molte le buone prassi presenti in alcuni istituti che sarebbero da estendere a livello regionale. Ad esempio l'accoglienza dei minori in carcere con operatori dedicati, la possibilità per i detenuti di acquistare doni per i figli e di fare foto con loro, l'attivazione di piattaforme skype per i colloqui a distanza.

"L'attuazione sul territorio toscano dei principi sanciti a livello internazionale e delle disposizioni normative nazionali ha subito negli ultimi tempi un'accelerazione positiva - commenta Raffella Pregliasco, giurista e ricercatrice dell'Istituto degli Innocenti - che ha portato le nostre carceri a tutelare maggiormente i diritti di bambini e adolescenti al mantenimento delle relazioni familiari con i propri genitori: l'accoglienza e gli spazi per i colloqui dedicati sono presenti in tutti gli istituti penitenziari e l'attenzione degli operatori penitenziari per gli specifici vissuti di figli e genitori si è sviluppata. Sono stati evidenziate numerose buone pratiche ed esperienze innovativa che adesso è importante replicare in modo uniforme. Occorre inoltre implementare il sistema di monitoraggio degli interventi effettuati nonchè le modalità di raccordo operativo e colloborazione tra carceri e servizi sociali sul territorio".

La presidente dell’Istituto degli Innocenti di Firenze, Alessandra Maggi, ha sottolineato “l'importanza degli istituti di garanzia dei soggetti più deboli”, e i momenti di incontro tra detenuti e figli “devono essere adeguati alle esigenze dei minori”. Presenti, tra gli altri, il provveditore regionale dell'Amministrazione penitenziaria Giuseppe Martone, Lia Sacerdote dell'associazione Bambini senza sbarre, il consigliere regionale, e pediatra, Paolo Sarti (Sì Toscana a sinistra), e il presidente della commissione sanità del Consiglio toscano Stefano Scaramelli.

Crediti foto: www.bambinisenzasbarre.org

Ultimo aggiornamento: 22/11/2018 - 16:35