Sono soli, spesso nessun documento in tasca che possa accertarne l'identità e nessun familiare che li accompagni e protegga nelle lunghe attraversate in mare. Sono i minori stranieri non accompagnati, bambini e ragazzi che arrivano in Italia in cerca di condizioni di vita migliori.

Secondo i dati del ministero delle Politiche sociali dal primo gennaio al 30 novembre del 2015 sono 10.952 i minori non accompagnati arrivati nel nostro Paese e di questi quasi sei mila (5.902) sono i minori scomparsi.

Ed anche in Toscana cresce il numero dei minori stranieri non accompagnati. I dati del Centro regionale di documentazione per l’infanzia e l'adolescenza, raccolti in stretta collaborazione con le zone sociosanitarie e le società della salute toscane, rivelano che lo scorso anno i minori stranieri non accompagnati nella nostra Regione erano 319, circa il 16 per cento dei due mila minori fuori famiglia (1.204 in affidamento familiare e 792 accolti in strutture residenziali).

Secondo un dossier pubblicato dalla Caritas,i minori di origine eritrea o afgana cercano di restare al di fuori del sistema di accoglienza per evitare di esser fotosegnalati e vanno a infoltire le fila dei transitanti per poter proseguire il loro viaggio verso il nord Europa, trovandosi privi di qualsiasi forma di cura e di tutela basilare. L'obiettivo è quello di non farsi schedare nei database italiani per poi fuggire e cercare di ottenere lo status di rifugiato in altri Paesi del nord Europa. E poi ci sono i minori che non riescono a ricongiungersi con la famiglia e rimangono in Italia, finendo nelle maglie dei traffici illeciti.

Dai colloqui sociali svolti dagli operatori Caritas emerge che la maggior parte di quelli che si rende irreperibile lo fa per immettersi nel mercato del lavoro in nero oppure per emigrare in Francia. Preoccupante anche il fenomeno, sempre più diffuso, dello sfruttamento per fini sessuali e della piccola delinquenza per lo spaccio di sostanze stupefacenti.

Ma quali possono essere le soluzioni? Per la Caritas non c’è un intervento che da solo possa contrastare lo sfruttamento dei minori non accompagnati, piuttosto si rendono necessari una pluralità di azioni a differenti livelli: politico, giuridico, sociale, educativo.

“Campagne di informazione nei Paesi di provenienza; studi sul fenomeno dello sfruttamento che permettano in tempi brevi di rilevare i fattori di rischio e di elaborare strategie di intervento tempestive ed efficaci; collaborazione tra i Paesi dell’UE per armonizzare le procedure di accoglienza, assistenza; riduzione dei tempi per l’ottenimento della tutela da parte del minore e l’avviamento delle procedure per il permesso di soggiorno; forme di accoglienza individualizzate come l’affido familiare, soprattutto per i ragazzi più piccoli, che necessitano di cure e di attenzioni specifiche, così fa sostenere un’accoglienza a misura di bambino; favorire i rimpatri assistiti per i minorenni che ne fanno richiesta e superare gli ostacoli legati alle indagini familiari; potenziare le procedure di trasferimento previste dal Regolamento Dublino III, nel caso in cui vi siano familiari presenti in uno Stato diverso da quello in cui sono arrivati” conclude il rapporto della Caritas.

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Ultimo aggiornamento: 22/11/2018 - 16:41