bambini che sfogliano un libro

Il calo demografico prosegue ininterrotto. Soprattutto per le classi d'età più giovani, proprio quelle che interessano il sistema integrato 0-6. E' così, ormai da vari anni, senza alcuna inversione di tendenza per tutte tre le fasce prese in considerazione: la 0-2 anni, che riguarda i piccoli in età da nido, la 3-5 (scuola dell'infanzia) e la 6-10 (primaria). Eppure all'orizzonte potrebbe profilarsi una sia pure timida inversione di tendenza. La lasciano intravedere le proiezioni Istat che arrivano fino al 2026 e che, non a caso, sono materia di approfondimento dei ricercatori dell'Istituto degli Innocenti già impegnati, insieme ai referenti della rete delle città, nella preparazione del prossimo rapporto di monitoraggio per misurare qualità e accessibilità dell’offerta dei nidi in Italia. Per le classi 3-5 e 6-10, infatti, il trend rimane in discesa, ma per quella dei più piccoli, anche nello scenario mediano preso in considerazione dagli studiosi dell'Istituto, fra il 2025 e il 2026 si potrebbe registrare un'inversione di tendenza con le bambine e i bambini fra 0 e 2 anni che dovrebbero tornare a crescere. «Sarebbe l'esordio di una prospettiva di rinascita demografica» ha commentato il direttore dell'Area infanzia e adolescenza dell'Istituto degli Innocenti Aldo Fortunati che ieri pomeriggio, martedì 28 giugno, ha guidato il seminario on line dedicato alle prime evidenze sulla tenuta del sistema integrato 0-6, presentando e discutendo con i rappresentanti della rete delle città aderenti i primi dati della nuova rilevazione.

Dal Pnrr 3miliardi e 700 milioni d'investimenti

Inevitabile drizzare le antenne dato che l'inverno demografico, il cui rigore fa sentire i suoi effetti sull'Italia da molti anni, è una sfida e una questione aperta anche per la realizzazione del sistema integrato 0-6. Specie tenendo presente l'impatto che il Pnrr potrebbe avere soprattutto sui nidi. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, infatti, prevede un piano d'investimenti senza precedenti per i servizi educativi della fascia 0-6, pari complessivamente a 3miliardi e 700milioni di euro, con l'obiettivo di aumentare il numero di posti nelle scuole che interessano questa classe d'età di almeno 265mila unità, due terzi delle quali ai nidi e un terzo alle scuole dell'infanzia.

Il paradosso della scuola dell'infanzia: nel 2026 più posti che bambini

Anche su questo ci si è confrontati nel seminario di ieri pomeriggio. Perché lo scenario che potrebbe prefigurarsi nel 2026, nel caso in cui il Pnrr riesca a centrare i suoi obiettivi, almeno nelle scuole dell'infanzia suonerebbe quasi paradossale: a fronte di 1milione e 210mila bambine e bambini fra i 3 e i 5 anni, infatti, vi sarebbero a disposizione 1milione e 423mila posti, circa 213mila in più rispetto a quelli necessari. E' la conseguenza degli enormi investimenti in programma nei prossimi quattro anni da un lato e, dall’altro, dell'andamento demografico che, nell'ultimo quadriennio, ha visto costantemente diminuire, non solo la popolazione, ma anche il numero dei posti nelle scuole dell'infanzia (ma anche nelle primarie) con la conseguente chiusura di diversi plessi scolastici, mentre nel caso dei nidi si registra una sostanziale stabilità.

Nidi, la questione dell'accesso

Molto diverso, invece, lo scenario con riferimento ai servizi educativi nella fascia d'età 0-2: nonostante, infatti, i nidi assorbano la quota più alta dei nuovi posti che dovrebbero essere creati con il Pnrr (176mila circa), nel 2026 il numero totale si fermerebbe poco oltre quota 500mila, meno della metà rispetto al milione e 220mila di bambine e bambini che costituirà la popolazione residente con meno di due anni. Un traguardo augurabile, che ci metterebbe finalmente in linea con i Paesi più avanzati del resto dell’Europa anche se resterebbe comunque da sciogliere il nodo dell'accesso e la contraddizione fra un servizio educativo che dovrebbe essere riconosciuto come diritto e il fatto che per frequentarlo si paghi una retta. Una questione di principio ma anche di sostanza: basti tener presente gli elevati tassi di morosità, rinuncia al posto prima dell'inizio dell'anno scolastico e dimissioni ad anno scolastico avviato che da anni contraddistinguono lo scenario nazionale.

Investimenti e spesa corrente

Resta poi la questione del finanziamento del servizio vero e proprio, altro tema al centro del seminario e non marginale nemmeno del prossimo rapporto di monitoraggio. Un conto, infatti, è costruire gli edifici o ristrutturarli e riqualificarli, un altro coprire le spese delle attività che vi si svolgono. Ma quando dal livello degli investimenti si passa a quello della spesa corrente la ricerca delle risposte si fa un po' più complessa. Di certo c'è che per trovarle bisogna guardare alla quota del Fondo di solidarietà comunale finalizzato al potenziamento dei nidi: è lì, infatti, che si attingerà per finanziare la spesa corrente e, a questo proposito, bisogna aspettare di vedere quali effetti concreti l’utilizzo del fondo produrrà a partire proprio da quest’anno.

Educatori di nido e insegnanti di scuola dell'infanzia: i requisiti di formazione universitaria

Infine il nodo dei diversi requisiti di formazione universitaria per gli educatori di nido e gli insegnanti di scuola dell'infanzia, che rendono tutt'altro che scorrevole l'eventuale passaggio dal primo alla seconda e viceversa. Per diventare educatori di nido, infatti, occorre una laurea in Scienza dell'educazione e della formazione (L-19), per insegnare nella scuola della infanzia una in Scienze della formazione primaria (LM 85 bis). E se si volesse passare dai primi alle seconde, si potrebbe sì venire ammessi direttamente al terzo di Scienze della formazione primaria (previo superamento di un test d'ammissione), ma in ogni caso quel titolo va conseguito. Per fare il percorso inverso, invece, occorre frequentare un corso di specializzazione per complessivi 60 Cfu.

I seminari itineranti di Educazione Zerosei: prossime tappe Milano e Bologna

Molte quindi le questioni da affrontare e rilevanti i  temi da sviluppare nell'edizione 2022 del rapporto di monitoraggio in attesa dei primi dati della nuova indagine annuale. Nel frattempo si allunga il calendario dei seminari itineranti dedicati a Educazione Zerosei. Diritti, qualità e accessibilità del sistema integrato, l’ultimo rapporto di monitoraggio per misurare qualità e accessibilità dell’offerta dei nidi in Italia, il volume pubblicato a gennaio e che ha tenuto a battesimo la nuova collana Infanzia e adolescenza agli Innocenti. Ai due già svolti di Verona (17 maggio) e Napoli (21 maggio) se ne sono aggiunti altri due: ad ottobre, infatti, il rapporto sarà presentato a Milano e il 23 novembre a Bologna. E altri sono già in cantiere. Un vero e proprio viaggio lungo lo Stivale, in alcune delle città che partecipano all'indagine, che si concluderà in Primavera a Firenze. Duplice l'obiettivo: da un lato tener desta l'attenzione sulla realizzazione del sistema integrato 0-6, sulle criticità che possono intralciarne il percorso ma anche sulle buone pratiche che nascono nei territori. Dall'altro fare della rete delle città una comunità capace di animare la riflessione nazionale a partire dai saperi maturati nell'esperienza di chi è quotidianamente impegnato nella realizzazione dell'integrazione.

Ultimo aggiornamento: 15/07/2022 - 10:10