La questione degli studi di genere o gender studies, come vengono chiamati nel mondo anglosassone, ultimamente sta avendo una animata diffusione nel dibattito pubblico. Si tratta di studi che indagano come le differenze sessuali abbiano influenzato le categorie mentali e le divisioni sociali del mondo. Partendo da un approccio multidisciplinare e interdisciplinare si studiano i significati socio-culturali della sessualità e dell'identità di genere per mostrare come siano costruzioni sociali e culturali piuttosto che dati per natura.

In questo momento, i progetti previsti nelle scuole italiane parlano di “educazione alle differenze” e non di gender e hanno come scopo quello di costruire una identità di genere, la parità tra donna e uomo, il contrasto al sessismo nella lingua a nella cultura, la lotta all’omofobia, al bullismo e a ogni forma di violenza sulle donne.

“Ogni bambino durante la propria crescita si troverà a contatto con realtà e differenze sessuali per cui ogni azione educativa deve essere improntata alle diversità, siano esse etniche, religiose o di genere”, spiega Rosanna Intini, psicoterapeuta e Vicepresidente del Centro Italiano di Sessuologia. “Educare all'attenzione e al rispetto dell'altro è una strada maestra per non avere atteggiamenti fobici di alcun tipo – afferma la dottoressa. È necessario raccontare ai bambini la presenza di diversità ed insegnare loro che tutte hanno pari dignità di esistenza”.

Ma è possibile definire il “genere” in ambito psicologico in termini certi e assoluti? “Seppur con approcci diversi non possiamo prescindere dal nostro substrato biologico e genetico che crea l'identità di genere,  ossia la percezione che ciascuno ha di sé in quanto maschio o femmina  – chiarisce la  psicoterapeuta – La definizione psicologica di genere è qualcosa in cui ci riconosciamo mentre il ruolo di genere è qualcosa di socialmente costruito intorno a quelle stesse identità”.

Dunque, “mentre il sesso è relativo ad una dimensione corporea, anatomica e biologica di un individuo, il genere ha a che fare con la costruzione dell'identità che permette di distinguere tra maschi e femmine. A livello psicologico distinguiamo un genere rispetto ad un altro perché facciamo ricorso a delle impostazioni sociali e culturali che hanno delineato i profili di appartenenza per un uomo e una donna”.Il termine ruolo di genere fu introdotto da John William Money, psicologo e sessuologo neozelandese, e rappresenta tutto quello che una persona fa o dice per indicare agli altri e a se stesso il grado della propria mascolinità, femminilità o ambivalenza. Il ruolo di genere è quindi l’espressione esteriore dell’identità di genere e riflette quei comportamenti imposti direttamente o indirettamente dalla società.

“Il ruolo dell'educatore – conclude Rosanna Intini – è quello di fornire ai bambini gli strumenti necessari per superare gli stereotipi dominanti in un dato contesto culturale e con buon senso, esperienza e professionalità accompagnare i più piccoli alla comprensione della diversità”.Per approfondire: bibliografia a cura della Biblioteca Innocenti Library A. C. Moro Credits

Ultimo aggiornamento: 22/11/2018 - 16:41