Priorità alle famiglie con minorenni. La si trova nel decreto di attuazione del disegno di legge delega sul contrasto alla povertà approvato in via definitiva dal Consiglio dei ministri: a partire dal primo gennaio 2018, arriva il Reddito di inclusione (Rei), la prima misura unica nazionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale a vocazione universale.

“Uno strumento importante grazie al quale l’Italia recupera finalmente terreno nell’ambito delle politiche di contrasto alla povertà – commenta la presidente dell’Istituto degli Innocenti, Maria Grazia Giuffrida – e davanti ai dati Istat che parlano di oltre un milione di bambini che nel nostro Paese (il 10 per cento del totale) vivono in condizioni di povertà, accogliamo con soddisfazione l’attenzione che nel decreto attuativo viene data alle famiglie con bambini”.

Il Reddito di inclusione verrà riconosciuto infatti ai nuclei familiari che rispondano a determinati requisiti relativi alla situazione economica. In particolare, il nucleo familiare del richiedente dovrà avere un valore dell’ISEE, in corso di validità, non superiore a 6.000 euro e un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 20.000 euro. Nella prima fase sono prioritariamente ammessi al Rei i nuclei con figli minorenni o disabili, donne in stato di gravidanza o disoccupati over 55.

“L’altro elemento estremamente positivo del decreto è il principio di inclusione attiva, che sottintende la fiducia da attribuire a queste famiglie, il sussidio è infatti legato a un progetto di inclusione sociale e lavorativa che punta al superamento della povertà – dice il direttore generale Giovanni Palumbo - Le possibili criticità sono semmai legate alle risorse disponibili a al potenziamento dei centri per l’impiego e dei servizi sociali per la ricerca di una concreta occupazione”.

Al Reddito di inclusione, attraverso le risorse del Fondo nazionale per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale e quelle derivanti dalla razionalizzazione degli strumenti esistenti di contrasto alla povertà, sono destinati 1 miliardo e 845 milioni di euro, incluse le risorse per rafforzare i servizi, a cui si aggiungono anche le risorse a carico del PON Inclusione (complessivamente 1 miliardo fino al 2022) per un totale di oltre 2 miliardi di euro l’anno dal 2019.

La povertà per un bambino e per un adolescente, spiegano i ricercatori dell’Istituto degli Innocenti, non è solo mancanza di denaro ma è anche la limitazione nell’apprendere e nello sviluppare i propri talenti, la limitazione delle opportunità di crescere dal punto di vista emotivo, delle relazioni con gli altri, della scoperta di se stessi e del mondo.

In tal senso nuove piste di lavoro si sono aperte per integrare il più tradizionale concetto di povertà con quello di esclusione sociale che individua i soggetti privi di opportunità declinabili nelle espressioni “non poter accedere a”, “non far parte di”, “essere ai margini di”, e spostando l’attenzione, promossa anche a livello comunitario, ad un approccio che guardi al benessere e alla qualità delle condizioni di vita dei cittadini in crescita.

Pertanto nell’elenco delle privazioni si possono trovare: il non mangiare frutta e verdura tutti i giorni; il non fare tre pasti al giorno; il non fare un pasto proteico (carne, pollo, pesce o loro equivalenti vegetariani) almeno una volta al giorno. E nell’ambito della sfera educativa e del tempo libero: non avere libri adatti all'età del bambino (esclusi i testi scolastici); non avere attrezzature per giocare all'aria aperta (bicicletta, pattini, ecc.); non svolgere attività ricreative regolari (nuotare, suonare uno strumento musicale, partecipare a organizzazioni giovanili, ecc.). Rientrano nell’elenco anche il non avere denaro per partecipare alle gite scolastiche, non avere una connessione internet o vestiti nuovi.

Ultimo aggiornamento: 19/09/2017 - 16:21