Entra in vigore il 25 maggio il nuovo regolamento sulla protezione dei dati per gli utenti dei social network in Europa che stabilisce che chi ha meno di 16 anni dovrà avere l’autorizzazione dei genitori per usare Twitter, Facebook, Instagram e le altre piattaforme digitali. I Paesi membri dell'Unione potranno anche decidere di individuare un’età inferiore ai 16 anni, ma non oltre i 13, per il consenso autonomo al trattamento dei dati.

Gli esperti dell’Istituto degli Innocenti che si occupano dei progetti di media education sanno bene come l’adolescenza sia ormai un fatto (anche) digitale: la necessità di “esserci” nel mondo dei social, di condividere foto e pensieri è una realtà già prima dei 13 anni.

“Sappiamo bene che i ragazzi già a partire dalla seconda e terza classe della scuola secondaria di primo grado frequentano quotidianamente il mondo dei social, – dice la presidente dell’Istituto Maria Grazia Giuffrida – ed è per questo che è necessario insistere sull’educazione digitale: quello che serve, da subito, è rendere i ragazzi consapevoli dei rischi legati alla condivisione di dati di ogni tipo. Negli interventi che facciamo nelle classi, spieghiamo loro che quando mettono una foto devono pensare che quell’immagine potrebbe essere usata da chiunque, per qualunque scopo, anche legato a fatti di pedofilia”.

“Il punto è che sempre più spesso – continua Giuffrida - ci si rende conto che una formazione adeguata servirebbe in primo luogo anche ai genitori che condividono sui social le foto dei figli già a partire dalle prime ecografie che accompagnano la gravidanza. Dall’altro lato è importante la discussione su come rendere il web più sicuro, per quanto riguarda il trattamento dei dati di ognuno degli utenti, compresi a maggior ragione quelli dei minori e l’attenzione ad adeguare i contenuti proposti dai social in base alla fascia d’età”.

L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia) ha inviato un parere al Governo in cui spiega perché non è opportuno vietare l’accesso alle piattaforme digitali ai minori di 16 anni e specifica: “Per gli under 16 è richiesto l’intervento del genitore o di chi ne fa le veci, che è così chiamato ad autorizzare il trattamento delle informazioni personali dei figli quando sono online. L’accesso alla rete coinvolge diversi diritti dei minorenni: dall’ascolto al diritto di espressione, fino a quello di essere parte della vita culturale e artistica del Paese. La loro deve essere una ‘partecipazione leggera’, assegnando a chi ne ha la responsabilità genitoriale i pesi e le responsabilità”.

Proprio in considerazione di questo, il parere dell’Agia sul consenso digitale formula una serie di indicazioni per i servizi della società dell’informazione che raccolgono i dati dei minorenni, a prescindere dell’età.

“Negare ai ragazzi l’accesso ai social sembra oggi una battaglia di retroguardia – commenta il direttore generale Giovanni Palumbo - usare le piattaforme informatiche e aderire alle community è un modo per esercitare la libertà di associarsi e di esprimersi. Vietare l’accesso ai social ai ragazzi avrebbe probabilmente il solo effetto di spingere a mentire sulla propria età per continuare a usare la rete. Il nostro compito invece è accompagnare i ragazzi, non lasciarli da soli nell’esplorazione delle potenzialità della Rete, fare in modo che, con un’adeguata educazione, possano affinare la loro ‘capacità di discernimento’ anche per quanto riguarda l’uso dei servizi della società dell’informazione”.

 

Ultimo aggiornamento: 15/05/2018 - 13:57