Nello stesso momento in cui prende avvio il nuovo anno scolastico durante il quale si svilupperà l’attuazione della riforma sul sistema integrato 0-6 (recentemente formalizzatasi nel D.lg 65/17) le esperienze dei servizi educativi toscani sono in vetrina nel salone Borghini dell’Istituto degli Innocenti, a testimoniare una realtà in cui politica, pedagogia e protagonismo delle comunità locali hanno consentito di raggiungere un traguardo di diffusa eccellenza.

“Tre sono gli elementi che devono mantenere una costante relazione tra loro per avere servizi educativi di qualità come dimostra ‘l’approccio toscano’ – spiega la presidente dell’Istituto degli Innocenti, Maria Grazia Giuffrida – e sono: un chiaro orientamento della politica nei confronti del tema dell’educazione dei bambini; una riflessione pedagogica attenta e aggiornata; un coinvolgimento attivo e costruttivo delle risorse presenti sul territorio a favore dello sviluppo di buone pratiche”.

Il diritto all’educazione dei bambini, a partire dalla nascita, affermato nella Convenzione ONU del 1989, deve ancora passare dalle parole ai fatti. La Comunità Europea afferma da tempo l’importanza di diffondere servizi educativi e di cura per la prima infanzia di qualità, accessibili e sostenuti nei costi dal finanziamento pubblico, ma la realtà è che, soprattutto quando parliamo di bambini nei primissimi anni di vita, il livello di diffusione dei servizi educativi è ancora fortemente diseguale e così anche la misura della qualità educativa dei servizi accessibili da bambini e famiglie.

In questo quadro, la Toscana rappresenta una situazione privilegiata, in cui la generalità dei bambini frequenta una scuola dell’infanzia (da 3 a 5 anni), mentre oltre il 33% dei bambini da 0 a 2 anni frequenta un nido o un altro servizio educativo; una posizione di primato condivisa solo con poche altre regioni in Italia.

“Più in concreto – continua la presidente – cinque sono i punti chiave del Tuscan Approach: la governance e il coordinamento del sistema integrato (gestione pubblica -privata, che comprende diverse tipologie di servizi e rivolta a bambini di diverse fasce d'età) dei servizi educativi; la centralità della formazione di base e permanente degli operatori; l’attenzione alla buona progettazione dello spazio educativo; l'elaborazione di un progetto educativo flessibile e aperto al possibile; l’investimento sulla partecipazione e sull’educazione familiare”.

Più nel dettaglio, a proposito della governance, oltre al quadro generale rappresentato dalla Regione Toscana, molti spunti riguardano l’esperienza dei coordinamenti zonali e la prospettiva dei poli per l’infanzia.

Quanto al tema della formazione, accanto all’esperienza del coordinamento comunale fiorentino altri spunti sono offerti dall’Università di Firenze e da interessanti esperienze di formazione in servizio alcune delle quali orientate anche alla prospettiva 0-6.

La cura nella progettazione dello spazio educativo ad esempio rappresenta un tratto caratteristico di tante esperienze presentate e anche l’attenzione allo spazio esterno risalta dal progetto del giardino grande dell’Istituto degli Innocenti, fino ad allargarsi a ricomprendere gli spazi della città nel Comune di Pistoia.

L’esperienza del Comune di San Miniato introduce una riflessione sul curriculum (progetto educativo) flessibile come investimento per il riconoscimento e la valorizzazione del protagonismo dei bambini nei processi di crescita e sviluppo e diverse altre esperienze esemplificano la concreta attuazione.

Infine, ma non ultimo, il riconoscimento delle famiglie come co-protagoniste del progetto dei servizi educativi fa da leit-motiv alle esperienze presentate nell’ultima sezione, introdotta dal Comune di Livorno, una delle realtà nelle quali dal tema della partecipazione delle famiglie si sono sviluppate alcune dei più significativi progetti di educazione familiare.

"Se la combinazione di questi cinque elementi - aggiunge il direttore generale Giovanni Palumbo - sostiene la qualità delle esperienze toscane, anche distinguendole positivamente nel panorama nazionale, il Tuscan Approach all’educazione dei bambini non deve essere pensato come un modello, quanto piuttosto come esplicitazione di quegli elementi che – nel quadro di un’esperienza anche molto variegata e diversificata – hanno avuto un rilievo maggiormente trasversale nelle molte e diverse esperienze toscane. Ci si può augurare - conclude Palumbo - che le esperienze documentate dalla mostra possano sostenere confronti e riflessioni contribuendo concretamente al dibattito animato sul tema dell’educazione dei bambini dal nuovo quadro di riforma dello 0-6".

All’allestimento espositivo hanno partecipato con specifici contributi ben 30 organizzazioni toscane: Comuni, Zone Educative, Cooperative, Centri e Istituzioni di Ricerca, oltre alla stessa Regione Toscana.

La mostra è aperta tutti i giorni, a ingresso libero, dalle 10 alle 19.

Lo spazio virtuale sul Tuscan Approach, che contiene i contenuti presentati in mostra e numerosi e altri approfondimenti e collegamenti virtuali è consultabile qui: Tuscan Approach - Mostra virtuale

Ultimo aggiornamento: 08/09/2017 - 17:34