Perché si diventa tutori volontari di ragazzi arrivati da soli nel nostro Paese? “Perché è giusto”. È la risposta più frequente di chi si è fatto avanti per diventare un punto di riferimento per un minore straniero, di chi ha accolto l’appello lanciato dal Garante per l’infanzia e l’adolescenza. I perché di questa scelta li spiegano bene i partecipanti al primo corso di formazione, organizzato all’Istituto degli Innocenti, come la professoressa di lettere in pensione che già insegna italiano agli immigrati, che ha da fare con i propri nipotini ma che dice: “Il tempo per dare una mano a questi ragazzi va trovato, semplicemente perché dobbiamo”.

La vede come un’opportunità di esserci, di fare la propria parte di fronte al dramma dell’immigrazione, davanti al flusso di persone che a rischio della propria vita attraversano il Mediterraneo sui barconi la signora che spiega: “Perché questa scelta? Perché non possiamo farne altre. Di fronte a una situazione così insostenibile come questa onda di migranti che finiscono in fondo al mare un cittadino normale non ha strumenti per modificare questa realtà, però sente l’assoluta necessità di fare la sua parte”.

Il ricercatore albanese che ha provato sulla propria pelle la difficoltà di orientarsi nella burocrazia italiana commenta: “Ho pensato alla mia esperienza personale, so quanto è difficile ricevere assistenza legale. Sono laureato in geografia e antropologia, posso dare un concreto aiuto a dei giovani che si trovano in un Paese straniero, e allora eccomi qui”.

Sono 2.390 gli aspiranti tutori volontari italiani che si sono fatti avanti per dare una guida ai 17 mila ragazzi che sono arrivati nel nostro Paese da soli.

Tra le Regioni che hanno già attivato i corsi di formazione per i cittadini disponibili ad esercitare la rappresentanza legale dei minori stranieri non accompagnati c’è la Toscana, dove gli aspiranti tutor sono 191 per i quasi 650 ragazzi che abitano in questa regione e hanno bisogno di qualcuno che li accompagni verso la maggiore età, che condivida con lui tempo libero ed esperienze, aiutandolo a orientarsi sia negli adempimenti burocratici che nelle scelte di vita.

Il primo corso toscano si è svolto all’Istituto degli Innocenti. “Si è parlato innanzitutto del fenomeno migratorio e del nostro sistema di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati spiega il direttore generale dell’Istituto degli Innocenti, Giovanni Palumbo - Agli aspiranti tutori sono state poi illustrate più nel dettaglio le funzioni da svolgere e le procedure da attivare, mentre l’ultima sessione è stata dedicata all’ascolto, alla costruzione della relazione tra tutore e minore e agli strumenti di identificazione di eventuali disordini post traumatici o di casi di maltrattamento e abusi”.

I partecipanti alle quattro giornate di studio hanno preso parte attivamente alle lezioni erano fortemente interessati e motivati, hanno chiesto chiarimenti e approfondimenti soprattutto rispetto ai doveri del tutore. In molti hanno chiesto di poter contare su una rete di supporto per svolgere il loro incarico.

Tra i 50 aspiranti tutori che hanno seguito la prima edizione del corso di formazione, le donne erano in maggioranza, di età compresa tra i 36 e i 45 anni (18) e tra i 46 e i 60 anni (17). Si sono fatti avanti impiegati, insegnanti, liberi professionisti, lavoratori del settore sociale, ma anche casalinghi e pensionati.

“La Toscana si è dimostrata una delle regioni che hanno risposto con più generosità all’appello della Garante, dopo Piemonte (493 aspiranti tutori), Lazio (400), Lombardia (311) e Campania (270) – commenta la presidente dell’Istituto degli Innocenti Maria Grazia Giuffrida – Siamo al fianco di chi lavora per tutelare l’infanzia e l’adolescenza, felici di offrire i nostri spazi per formare le persone che diventeranno i punti di riferimento per tanti ragazzi arrivati soli in Italia”.

Ultimo aggiornamento: 30/10/2017 - 10:42