Al via in autunno “The Bully Project” un social coach televisivo

Raccontare storie di ragazze e ragazzi vittime di bullismo per denunciare soprusi e violenze a danno dei minori. È il “The Bully Project”, il primo social coach televisivo centrato sul tema del bullismo realizzato dalla Rai, in collaborazione con il MIUR – Ministero dell’Istruzione e la società di produzione Verve Media Company.

Esperienze, persone, contesti, famiglie, problemi, raccontati dall’interno come nessuno mai prima d’ora ha fatto, utilizzando una narrazione televisiva il più possibile contemporanea. L’obiettivo è quello di offrire uno strumento utile che punti ad una riflessione sul problema del bullismo dall’interno, agendo sia su chi subisce tali azioni sia su chi le provoca.

La produzione del nuovo programma televisivo – condotto dal giornalista e autore Pablo Trincia - ha chiesto la collaborazione in termini di comunicazione social ai agazzi del movimento antibullismo “MaBasta!”.

Saranno complessivamente quattro le puntate in onda il prossimo autunno che racconteranno quattro storie attraverso diverse fasi: dal primo incontro tra il conduttore con la vittima di bullismo e la sua famiglia, passando per la realizzazione di un diario che attraverso le immagini riveli le emozioni vissute, fino all'incontro con i compagni di scuola.

Quest’ultima fase rappresenta il momento clou del racconto, perché tutti insieme, la vittima, i suoi compagni, i professori e i bulli si riuniscono in un confronto per analizzare e cercare di affrontare e superare il problema; senza ricercare colpevoli ma supportando i ragazzi che vivono il disagio del bullismo a riappropriarsi della loro vita.



Nato a Lecce il Movimento Anti Bullismo Animato da STudenti Adolescenti è il primo movimento anti bullismo totalmente ideato e creato da studenti. I ragazzi di Mabasta hanno creato una associazione informale composta dagli adolescenti italiani che, come loro, non accettano e non sopportano la violenza dei bulli, si impegnano a far sentire la loro voce, soprattutto attraverso il web ed i social network.

Hanno creato un logo e aperto una pagina su Facebook, un sito internet autoprodotto e hanno lanciato una prima campagna fatta di video-spot e fotografie per dire appunto Mabasta.

Ultimo aggiornamento: 07/10/2016 - 16:24