copertina del quinto rapporto sulla povertà e l’inclusione sociale in Toscana

Il 10 febbraio 2022 l’Osservatorio sociale regionale ha presentato il Quinto Rapporto sulle povertà e l’inclusione sociale in Toscana in cui anche il Centro regionale di documentazione per l’infanzia e l’adolescenza ha offerto un suo contributo insieme a Simurg ricerche sul tema della povertà educativa.
È importante sottolineare che in questa quinta edizione l’Osservatorio regionale ha voluto dare un segnale di cambiamento al rapporto offrendo un approfondimento conoscitivo sul  fenomeno della povertà per poter programmare azioni ed interventi incisivi anche alla luce di come viene vissuta e declinata l’inclusione sociale nei territori.

Per la prima volta si è provato ad approfondire nel Rapporto regionale il tema della povertà educativa con l’obiettivo di avviare una riflessione su come e se sia possibile, a partire dai tentativi di definizione e misurazione del fenomeno in atto, arrivare ad una misurazione sintetica (ovvero un indice complesso) che permetta un’analisi comparativa di livello sub-regionale (comunale e di zona distretto), al fine di poter rispondere alle esigenze conoscitive propedeutiche alla definizione delle politiche di settore ed alla programmazione integrata di zona distretto. Un obiettivo senza dubbio ambizioso, ma necessario.
Il contributo richiesto ai ricercatori dell’Istituto degli Innocenti impegnati nelle attività del  Centro regionale di documentazione per l’infanzia e l’adolescenza ha prodotto un approfondimento a partire dall’analisi del significato di povertà educativa per poi passare in rassegna i concetti e i diversi metodi che alcuni studiosi e ricercatori hanno proposto nel corso di questi ultimi anni per misurare questo processo tanto complesso. In questa cornice è stata posta un’attenzione particolare anche sui principali cinque studi italiani sul tema.

La rassegna sui diversi modelli di misurazione ha condotto i ricercatori a concludere che una prospettiva di analisi multidimensionale di tale problematica comporta strumenti di misurazione complessi: in questo caso l’uso di indici sembra particolarmente adatto per l’articolazione e la sintesi di una pluralità di domini e indicatori. Un requisito cruciale per questo tipo di strumento potrebbe essere un modello concettuale per stabilire la selezione e l’organizzazione di domini e indicatori.

Inoltre, come già rilevato da alcune indagini compiute dal Centro Regionale, i dati non raccolti ad hoc ma disponibili all’interno di banche dati già strutturate o provenienti da diversi ambiti di ricerca o report amministrativi non rappresentano una fonte particolarmente adeguata per impostare uno strumento di misurazione sintetico. La costruzione di un Indice di Povertà Educativa, nonostante il suo valore di spinta allo sviluppo delle politiche sociali, richiede probabilmente un ulteriore sforzo di chiarimento verso uno schema concettuale che costituisca la base per una raccolta dati ad hoc.

È chiaro, quindi, che conoscere la povertà educativa e soprattutto misurarla e saperla misurare rimane una delle sfide più interessanti che ad oggi interessano il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, nell’ottica di un’evoluzione del concetto di sostegno alla genitorialità basato sulla rilevazione precoce dei fattori di rischio, sulla presa in carico multidisciplinare e sull’integrazione fra servizi, che caratterizza il sistema di prevenzione, promozione e protezione dei diritti dell’infanzia e delle famiglie perseguito dalla Regione Toscana.

La misurazione della povertà educativa deve rappresentare una dimensione replicabile nel tempo che non sia un esercizio – seppur valido – di compromessi sulla disponibilità di dati e di indicatori derivati da fonti amministrative, ricerche o monitoraggi realizzati per altri scopi e da enti terzi.

L’articolo si chiude con un focus su un’esperienza di ricerca su ragazze e ragazzi in Toscana al tempo del Covid-19 realizzata dal Centro Regionale di documentazione e che costituisce, per la base dati che offre, un utile bacino da cui attingere informazioni per costruire un indice di povertà toscano. Lo studio evidenzia che durante il lockdown, in cui le possibilità di condividere fisicamente spazi e attività tra coetanei e amici al di fuori del nucleo familiare si è ridotto praticamente a zero, il grado di soddisfazione complessivo per la relazione con gli amici è comunque stato buono o molto buono per l’87% dei ragazzi, ma il rapporto con i compagni è peggiorato nel 30% dei casi.

Alla distanza fisica i ragazzi e le ragazze toscane hanno risposto attraverso l’utilizzo di altri mezzi di comunicazione: aumenta considerevolmente l’utilizzo di chat e social media per comunicare con gli amici (il 66% dichiara di averne aumentato l’utilizzo) e l’uso di chiamate e videochiamate (aumentate nel 69% dei casi). Sono aumentati anche lo shopping online (+36%), il giocare ai videogame (+35%) e il cercare informazioni sul web (+35%).

Durante il lockdown in Toscana la scuola è riuscita a garantire al 97% dei ragazzi e delle ragazze la continuità didattica online, anche se il 13% dei ragazzi toscani ha dovuto affrontare problemi di collegamento. Per il 54% degli studenti toscani il livello di attenzione, rispetto alla partecipazione alle lezioni in presenza, è peggiorato (tra coloro che hanno segnalato una scarsa connessione internet tale percentuale si alza al 63%).
Come strumento didattico la Dad è stata gradita dal 63% degli studenti, ma in una prospettiva post-pandemia l’utilizzo della Dad come unica modalità didattica, sostitutiva delle lezioni in presenza, ha raccolto il consenso solamente del 9%, mentre il 33% preferirebbe alternare le lezioni online con quelle in presenza e la maggioranza espressa dal 58% degli studenti preferisce la partecipazione a scuola.

Ultimo aggiornamento: 22/02/2022 - 09:37