Lo scorso 6 maggio si è tenuto, in modalità virtuale, il seminario nazionale del Coordinamento Nazionale Comunità per Minori (CNCM), una realtà di rete cui l’Istituto degli Innocenti appartiene sin dalla sua costituzione sia a livello tecnico/progettuale che gestionale, con le strutture di accoglienza per minori e madri con figli minori in situazioni di disagio familiare presenti all’interno dell’Istituto.

Dal seminario è emerso il grande lavoro portato avanti dalle comunità di accoglienza per minori presenti sul territorio nazionale e dai propri educatori, che hanno dovuto sì adeguare l’intervento alla nuova situazione che stavamo vivendo, ma sono riusciti allo stesso tempo a mettere in atto modalità relazionali nuove nei confronti dei loro ospiti, sperimentando nuove vie e dando fondo a nuove capacità.

"Le nostre comunità per minori hanno funzionato, ma il sistema esterno continua a non funzionare e questo ci preoccupa. Dai nostri interlocutori ci aspettiamo risposte” - afferma alla Dire Giovanni Fulvi, presidente del Coordinamento nazionale delle comunità per minori concludendo: “Temiamo che ci saranno sempre più soggetti giovani sofferenti a livello psicologico e questa preoccupazione viene anche dai tribunali, che si domandano dove poter collocare i minorenni con disagi di questo tipo".

Dal questionario svolto, tra novembre 2020 e gennaio 2021, dal Coordinamento Nazionale delle Comunità per i Minorenni emerge che, nonostante le paure e le difficoltà per tutti a proseguire il proprio percorso di inserimento e psicologico, sono state messe in atto nuove strategie di comunicazione, condivisione, che sono andate a rafforzare le capacità di auto-riflessione dei minorenni e delle mamme ed il fare gruppo, leve vincenti per superare questi momenti di difficoltà. L’indagine è stata rivolta non solo alle ragazze e ragazzi che hanno vissuto durante questo periodo in comunità, ma anche ai responsabili, ai coordinatori, alle educatrici ed educatori, per capire e comprendere il punto di vista dei diversi soggetti coinvolti e in che modo l’intera rete delle comunità per minori abbia reagito a questa pandemia.

I momenti di paura non sono mancati e la situazione pandemica ha sicuramente aumentato l’irritabilità di alcune ragazze e ragazzi nonché una maggior fatica e difficoltà delle madri a livello organizzativo e nella gestione delle paure, ma dal questionario emerge anche come le ragazze ed i ragazzi ospiti in comunità abbiano apprezzato in larga parte la protezione ricevuta (ben il 56% dichiara di essersi sentito totalmente protett* e rassicurat* in comunità) e si siano sentiti per certi aspetti fortunati e maggiormente tutelati rispetto ai loro coetanei per i mezzi e gli spazi a disposizione. La metà dei ragazzi ha potuto proseguire il proprio percorso psicologico ed i momenti di angoscia e sconforto sono stati condivisi con educatori e coetanei (82%). Non sono mancate le difficoltà nello studio e, anche se una persona su cinque ammette un peggioramento a livello di rendimento scolastico, la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze rilevano un effetto quasi positivo del periodo sulle loro attività di studio.

Comunicazione, condivisione, rafforzamento della capacità di auto-riflessione dei giovani e delle mamme si sono confermate come le leve vincenti per superare momenti di difficoltà.

“Nonostante l’emergenza sanitaria, le paure e le necessarie restrizioni, l’Istituto ha condiviso con le realtà oggi presenti la sfida a ‘resistere’, continuando ad offrire i servizi educativi, di accoglienza e quelli di protezione – sottolinea la presidente dell’Istituto degli Innocenti Maria Grazia Giuffrida. Le nostre comunità non hanno mai chiuso e hanno affrontato con determinazione la necessità di prevenire il contagio e, quando è stato necessario, proteggere e curare. Il nostro servizio di incontri protetti ha sperimentato modalità nuove di comunicazione pur di non interrompere i contatti tra bambini e genitori, anche attraverso l’organizzazione di incontri virtuali monitorati dalle operatrici e dagli operatori incaricati. Grazie ancora al CNCM per questo lavoro di ricerca e approfondimento, il settore sociale ne ha bisogno per innovarsi, valorizzare le proprie competenze e fare dell’ascolto dei beneficiari uno strumento educativo utile sia ai percorsi di autonomia e di rafforzamento delle competenze personali, sia ai processi di valutazione del lavoro sociali e di verifica degli esiti”.

Ultimo aggiornamento: 07/02/2022 - 17:36