Circa settecento fascicoli di 25 dei 29 tribunali per i minorenni d'Italia che vanno dal 2014 al 2019. I ricercatori dell'Istituto degli Innocenti, li stanno studiando e analizzando uno per uno nell'ambito della collaborazione con la Commissione per le Adozioni Internazionali (CAI). L'indagine, realizzata grazie alla preziosa collaborazione degli stessi tribunali per i minorenni interessati e con il coinvolgimento di giudici onorari appositamente individuati e che collaborano con l’Istituto, sarà completata entro la fine dell'anno e per ampiezza e dimensioni si preannuncia come una pietra miliare della ricerca in materia di crisi adottive. “Uno studio di fondamentale importanza perché conoscere è necessario per prevenire e capire è fondamentale per riconoscere gli elementi predittivi delle possibili crisi” ha spiegato Alessandra Barbieri, dirigente del servizio adozioni della Segreteria Tecnica della CAI. “E' un'opportunità unica” ha aggiunto Leonardo Luzzatto, psicologo e psicoanalista dell'Asl 2 di Roma.

La tavola rotonda

Di crisi post-adottive e della ricerca si è parlato il 6 luglio nel corso della tavola rotonda on line dedicata al “Post-adozione domani”, la terza e ultima tappa del percorso di formazione a distanza promosso dalla CAI, con il sostegno dell'Istituto, rivolto a operatori dei servizi territoriali e degli enti autorizzati, giudici togati e onorari dei tribunali per i minorenni e volontari dell'associazionismo familiare con l'obiettivo di fornire strumenti conoscitivi e spunti di riflessione in merito ai temi connessi al post-adozione proponendo nuovi modelli interpretativi per decifrare fenomeni complessi e in trasformazione.

I numeri della crisi delle adozioni internazionali

“Oggi l'adozione internazionale è in crisi” ha detto senza mezzi termini il presidente del Cifa Gianfranco Arnoletti, un altro dei relatori della tavola rotonda, aperta dal vicepresidente della CAI Vincenzo Starita, moderata da Giorgio Macario, collaboratore dell'Istituto degli Innocenti, e a cui sono intervenuti anche il presidente del Tribunale per i minorenni di Salerno Piero Avallone, la referente adozioni del settore politiche sociali della Regione Emilia Romagna Francesca Donati, la presidente del coordinamento CARE Monya Ferritti e la cofondatrice dell'associazione Legàmi Adottivi Maria Forte.  La crisi è anche nei numeri ed è stata soltanto accelerata dalla pandemia, ma affonda le radici nel periodo precedente: le adozioni internazionali hanno subito una drastica riduzione passando, a livello mondiale, dalle 45.483 del 2004 alle 11.102 del 2016. Un trend ancora più evidente in Italia dove se ne sono contate 2.822 nel 2004, 969 nel 2019 e appena 526 nel 2020. Nonostante ciò, il nostro rimane il secondo Paese di accoglienza al mondo per numero di adozioni internazionali, superato solo dagli Stati Uniti, e il primo in termini percentuali per numero di adozioni effettuate rispetto alla popolazione residente.

La crescita delle bambine e dei bambini portatori di special needs

Il cambiamento, peraltro, è anche sociale e riguarda le caratteristiche dei minori adottati, che sono profondamente mutate, con una percentuale sempre maggiore di bambine e bambini portatori special needs, ossia che hanno subito gravi traumi o con problemi di comportamento o ancora  che presentano disabilità fisiche e mentali o ancora in età superiore ai sette anni o, infine, adottati insieme a fratelli e sorelle. Non solo. “Stanno cambiando anche le famiglie: sono sempre di più le coppie di fatto ma noi siamo ancora fermi a una normativa in base alla quale se non si è sposati non si può adottare” ha sottolineato Arnoletti.

I temi emergenti: la ricerca delle origini e il razzismo

La riflessione ha toccato anche la ricerca delle origini, “altro tema  complesso che riguarda da vicino molte famiglie adottive “ha sottolineato Monya Ferritti. Che ha posto l'accento anche sul “razzismo, un'altra questione emergente su cui occorre essere preparati”.

Il coinvolgimento degli adulti adottati

Un invito ad ampliare la prospettiva è arrivato, invece, da Maria Forte, cofondatirce di Legàmi Adottivi, l'associazione di persone adottate adulte nata nel 2019. “Il tema dell'adozione internazionale è stato affrontato prevalentemente nella prospettiva genitoriale – ha spiegato – mentre finora il punto di vista delle persone adottate è stato tenuto poco in considerazione per questo sono felice che la Commissione abbia aperto il dialogo e coinvolto anche le realtà di persone adulte che vivono questa condizione”

Il post-adozione domani: sostegno, inclusione e continuità nel percorso adottivo

In un quadro di questo tipo le strade da percorrere continuano ad essere quelle del “sostegno e dell'inclusione perché è vero abbiamo di fronte bambine e bambini che abbiamo il dovere di educare e inserire nella nostra società, ma il percorso non è mai semplice e l'aiuto è determinante” ha detto Avallone. Per questo “occorre continuità nel percorso adottivo – ha concluso Donati -. In primo luogo nella storia nella storia della bambina o del bambino, con particolare riferimento al nome, alle origini e all'identità. Ma anche continuità di interventi fra servizi pubblici e terzo settore e negli operatori, evitando un eccessivo turn over”.

Ultimo aggiornamento: 08/07/2022 - 11:13