Presentazione manuale EcaRom, il tavolo dei relatori

Presentazione manuale EcaRom, il tavolo dei relatori

Consigli metodologici e operativi, “raccomandazioni” per il livello dirigenziale e per le educatrici e gli educatori, ma soprattutto moduli tematici sono al centro del manuale del progetto ECaRoM. Cinque in tutto, ciascuno accompagnato da una premessa teorica e ricco di spunti metodologici e materiale per il lavoro operativo con le bambine e i bambini. Si chiama “Promuovere le maschilità accudenti nei servizi educativi per la prima infanzia e le scuole primarie” il manuale che riassume i risultati del progetto ECaRoM, un acronimo che sta per “Early Care and the Role of Men”, ovvero educazione e cura nella prima infanzia e ruolo degli uomini, un progetto lungo due anni, cofinanziato dall'Ue, che ha coinvolto l'Italia (rappresentata dall'Istituto degli Innocenti) e altre cinque istituzioni e centri di ricerca di altrettanti stati europei (Austria, Bulgaria, Germania, Lituania e Slovenia).

In Italia la presentazione a Firenze, il 24 gennaio durante il seminario conclusivo di ECaRoM

Il manuale, tradotto nelle lingue di tutti i paesi partecipanti, in Italia è stato presentato  lo scorso 24 gennaio a Firenze, nel corso del seminario conclusivo del progetto europeo, aperto dai saluti della presidente dell'Istituto degli Innocenti Maria Grazia Giuffrida, proseguito con gli interventi dei ricercatori  e ricercatrici assieme ai consulenti dell'Istituto che hanno collaborato al progetto  (Raffaella Pregliasco, Erika Bernacchi, Antonio Raimondo Di Grigoli, Luca Bicocchi, Davide Morena e Antonello Pilato) e concluso da una tavola rotonda dedicata alla “Cooperazione tra stakeholder: come promuovere le maschilità accudenti nell'educazione della prima infanzia, sfide e opportunità”, coordinata da Erika Bernacchi, e a cui hanno preso parte Alessandra Papa dell'Ufficio scolastico regionale, la coordinatrice pedagogica dei servizi 0-6 del comune di Firenze Anna Tomaselli, la responsabile del Servizio educazione e accoglienza dell'Istituto Cristina Gabbiani e Irene Fattacciu dell'Action research for co-development (ARCO).

I concetti di cura e maschilità accudente

La pubblicazione muove da una duplice esigenza, emersa chiaramente nel corso del progetto: la scarsa attenzione dedicata alla pedagogia di genere e in particolare al concetto di “maschilità accudente” in tutti i Paesi coinvolti e la scarsità di materiali metodologici e didattici. Invece, è proprio da questi che il progetto ECaRoM suggerisce di ripartire, mettendo in discussione gli stereotipi di genere tutti, e in particolare quelli che riguardano l'universo maschile. E ponendo al centro l'idea di cura elaborata già trent'anni fa dall'esperta di studi di genere Joan Tronto: “A livello generale suggeriamo che la cura sia vista come un'attività legata alla specie umana che include tutto ciò che facciamo per mantenere, continuare e riparare il nostro “mondo” in modo da potervi vivere al meglio – scriveva nel '93-. Quel mondo comprende i nostri corpi, noi stessi e il nostro ambiente, tutti elementi che cerchiamo d'intrecciare in una rete complessa e vitale”. E’ da qui che prende spunto la concettualizzazione di “maschilità accudente”, che da qualche anno ha iniziato ad essere preso in considerazione sia nell’ambito della ricerca che delle policy europee e  che si basa sul rifiuto del dominio e sull’integrazione dei valori di cura (quali le emozioni positive, l’interdipendenza e la relazionalità).

Dalla “Story Box” di Tito Lupotti al “Circolo della Fiducia”. Metodi e strumenti.

Nel manuale la definizione di cura di Tronto è declinata in cinque differenti dimensioni, a ciascuna delle quali è collegata una riflessione metodologica e soprattutto materiali e spunti per attività da svolgere nei servizi educativi per la prima infanzia e nella scuola primaria. Ad esempio per promuovere la cura di sé come parte della maschilità accudente c’è il metodo “Desideri” per stimolare l’autoriflessione sul proprio stato d’animo  scrivendo su un palloncino da liberare in cielo il nome della persona che i bambini sentono più vicina in caso di bisogno d’aiuto, e  la “Story Box” di Tito Lupotti, il lupacchiotto che, diversamente dalle aspettative paterne, vuol fare il fioraio e non il cacciatore. La story box è stata presentata durante il seminario in quanto metodo principale sviluppato dall’Istituto degli Innocenti per riflettere con bambini e bambini sui possibili modelli alternativi di maschilità in rapporto alla cura. Per quanto riguarda, invece, la cura della dimensione familiare, sociale e relazionale, il manuale invita a riflettere sulla dimensione dell’amicizia e dei rapporti anche cantando “Alex è mio amico”, la canzone originariamente composta dai Comedian Harmonists, ensemble vocale di Berlino di fama internazionale, e riadattata dai partner per riflettere sul valore dell’amicizia.  Oppure riflettendo sulle emozioni e i sentimenti con “Supereroi e supereroine” assieme alle bambine e ai bambini che sono incoraggiati a presentarsi con i costumi dei propri personaggi preferiti. “Supereroi”, però, in quanto a capacità di essere premurosi, protettivi e disponibili. O ancora giocando al “Circolo della fiducia” in cui ogni bambino disegna la propria mano su un foglio, la cerchia e poi vi scrive dentro il nome di cinque persone della sua rete familiare e sociale in cui ha fiducia. Un’attività ne può innescare anche un’altra. Ad esempio il “Circolo della fiducia” può attivare una riflessione sulla cura domandando semplicemente alle bambine e ai bambini quali attività fanno per prendersi cura di loro le persone indicate nel circolo. Da qui il passaggio alla dimensione professionale e occupazione della cura. Il manuale propone “Lily e Nicky”, un gioco didattico che, accanto alle immagini dei protagonisti, propone anche quelle di altre bambine e bambini che svolgono otto diverse professioni. Il primo step è rispondere alla domanda “chi ci aiuta?” con riferimento, ovviamente, ai lavori svolti dai personaggi del gioco e ai diversi bisogni che possono capitare nella vita. Il secondo, invece, coinvolge gli alunni e le alunne, guidati dall’insegnante,  nella scelta di una professione per le due bambole (Lily e Nicky) e nel vestirle di conseguenza. Poi nello spostare la riflessione su se stessi, scegliendo una bambola e vestendola della professione che vorrebbero svolgere da grandi. Infine la cura come solidarietà sociale e rispetto dell’ambiente: giocando a “Dove va a finire tutta la plastica?’ dedicato agli imballaggi dei generi alimentari o a “Cosa significa per me la natura” in cui i piccoli sono mandati in un giardino o in un parco a raccogliere oggetti naturali per loro significativi (rametti, sassi, fiori e frutti), punto d’innesco di una riflessione sull’ambiente naturale che prosegue sedendosi all’ombra di un albero per riflettere sul ruolo delle piante per gli esseri umani.

Gli spazi del coraggio

Il volume contiene anche spunti per l’autoriflessione di educatori e insegnanti, a partire dal fatto che la consapevolezza della propria socializzazione di genere è fondamentale per la preparazione alla pedagogia di genere. Il manuale contiene inoltre consigli per facilitare l’implementazione del concetto di maschilità accudente nei diversi istituti scolastici, a cominciare dalla dimensione organizzativa e dalla previsione dei cosiddetti “spazi del coraggio”, contesti di apprendimento in cui le maschilità possono essere concettualizzate al plurale e dove le parti emotive e relazionali della maschilità hanno la piena libertà di emergere.

Le raccomandazioni per  il livello dirigenziale …

Fondamentale anche la sezione delle raccomandazioni. Per il livello dirigenziale della scuola, invitata “all’auto-riflessione sul tema della sensibilità di genere e delle maschilità accudenti”, alla “comprensione e implementazione di spazi del coraggio e di una cultura della cura”, a dedicare un’attenzione specifica alla formazione sulle questioni di genere “da fornire in modo continuativo a tutto il personale coinvolto nei servizi educativi per l’infanzia nelle scuole primarie”, ma anche ai genitori e alle famiglie. Senza dimenticare la fornitura di materiale pedagogico da utilizzare nel lavoro quotidiano con bambini e bambine.

per educatrici ed educatori

Ancora più ricche di spunti le raccomandazioni rivolte a educatrici, educatori e insegnanti: dall’autoriflessione (sugli stereotipi di genere, le maschilità accudenti e il linguaggio quando si lavora con bambine e bambini) alla continuità nell’affrontare i temi della cura e della maschilità accudente, fino alla promozione del valore sociale ed economico della cura. Infine dal punto di vista metodologico e operativo si raccomandano aree gioco inclusive, possibilità di svolgere le stesse attività con bambine e bambini e l’utilizzo di materiali e metodi sensibili al genere. A cominciare da quelli forniti dal progetto ECaRoM.

 

Ultimo aggiornamento: 01/02/2023 - 13:17