seminario organizzazione nidi Mugello 30 giugno 2022

Lo spazio per l'accoglienza di genitori e familiari in un nido d'infanzia del Mugello

Non è un decalogo. Perché non sono regole, né precetti quelli individuati dagli esperti dell'Istituto degli Innocenti che, alla fine di maggio, su richiesta del coordinamento zonale, ha avviato una ricognizione puntuale degli spazi dei nidi d'infanzia del sistema educativo integrato del Mugello, visitando quelli dei comuni di Borgo San Lorenzo, Barberino del Mugello, Scarperia, San Piero, Dicomano e Vicchio. Semmai suggerimenti e consigli per migliorare ancora l'organizzazione degli spazi. Sono stati presentati ieri pomeriggio nel corso del seminario on line guidato da Arianna Pucci, ricercatrice dell'area infanzia e adolescenza dell'Istituto e rivolto agli educatori dei nidi mugellani. Gli spunti di riflessione che ne derivano, però, sono validi erga omnes perché i problemi e le criticità lasciate sul tappeto dalla pandemia nel Mugello sono verosimilmente analoghi a quelli che interessano la quasi totalità dei nidi d'infanzia d'Italia.

L'impatto dell'emergenza sanitaria sull'organizzazione degli spazi nei nidi

La riorganizzazione degli spazi per adeguarsi alle indicazioni nazionali e regionali per il contenimento della diffusione del Covid-19, infatti, non è stata indolore sotto il profilo educativo. In primo luogo sono diminuiti giochi e materiali a disposizione dei bambini e sono scomparsi molti allestimenti consueti, magari impostati proprio utilizzando materiali naturali o non strutturati, fatti di legno, tessuto o carta. Sono stati sostituiti dall'utilizzo quasi esclusivo di giochi e materiali in plastica per la loro maggiore facilità di sanificazione e pulizia. Una scelta necessaria ma penalizzante dato che le bambine e i bambini esplorano il mondo attraverso i cinque sensi e offrire loro giochi che, indipendentemente da forma e dimensioni, siano di un materiale artificiale, liscio, inodore e insapore sicuramente non ha favorito la conoscenza delle cose del mondo reale. Si aggiunga, poi, la divisione in “bolle”, unità contenute e stabili di gruppi di bambine e bambini, accolti in determinati spazi del nido con sempre gli stessi educatori di riferimento. Di fatto un esempio di isolamento all'interno dello stesso servizio. Infine le zone destinate all'accoglienza dei genitori, i salottini con tanto di bacheca informativa e documentazione alla parete sulle esperienze educative. Nei migliori dei casi hanno traslocato all'esterno, sotto le tettoie d'ingresso, ma più frequentemente sono scomparsi. Dato che le famiglie, per tutto il periodo pandemico, sono rimaste fuori dalla porta. È accaduto nel Mugello, un territorio in cui “i nidi sono generalmente molto belli, curati ed espressione di una cultura forte nella gestione dei servizi educativi e di rispetto dell'identità infantile” hanno sottolineato anche i ricercatori dell'Istituto coinvolti nella ricognizione. Ma è probabile che sia capitato anche altrove.

I suggerimenti al coordinamento zonale del Mugello

Ecco perché i suggerimenti offerti al coordinamento zonale mugellano dalla supervisione pedagogica dell'Istituto degli Innocenti diventano materiale di riflessione e approfondimento utile anche per gli altri nidi della Toscana e d'Italia. A cominciare dal primo: “È opportuno dedicare all'organizzazione dello spazio esterno pari attenzione rispetto a quella dello spazio interno e soprattutto consentire ai bambini di fare in giardino esperienze diversificate e non solo attività motoria”. È una delle novità rese necessarie dall'emergenza sanitaria: le cautele adottate per il contenimento del virus, infatti, hanno portato a trascorrere molto più tempo all'aria aperta e a rivedere, nella maggioranza dei casi, gli allestimenti e le progettualità educative. Il secondo consiglio, invece, riguarda l'allestimento dei cosiddetti spazi di transizione, fra dentro e fuori: “È opportuno che siano in dialogo per favorire la continuità di pensiero nel passaggio”. Quindi la necessità di “arricchire gli spazi di giochi e materiali con un'attenzione particolare a quelli di recupero e non strutturati” Al riguardo, è importante, che gli stessi siano “organizzati per categoria, pertinenti all'allestimento del contesto specifico, in giusta quantità per il numero dei bambini e adeguati alla loro età”.

La documentazione per aiutare a interiorizzare l'esperienza vissuta

Mai dimenticare, poi, che i luoghi parlano e raccontano la vita di chi li abita. Vale per una baita in montagna, una casa popolare o capannone di una zona industriale. Vale ancor di più per un nido d'infanzia: “La documentazione delle esperienze educative lascia traccia di quello che si fa e rafforza la destinazione d'uso di quello specifico spazio o angolo”. Ecco perché la documentazione, sottoforma di “foto ed elaborati raccolti e posizionati ad altezza di bambino, lo stimola a interiorizzare e consolidare l'esperienza vissuta”.

Recuperare la relazione con le famiglie

Infine l'ultimo suggerimento, probabilmente uno dei più importanti almeno per i prossimi mesi: “Recuperare la relazione con le famiglie dedicando loro la giusta attenzione”. In una delle immagini scattate all’accoglienza di un nido del Mugello e mostrate durante il seminario di ieri si legge: “ “Accogliere un bambino significa accogliere una famiglia”. Ecco perché, accanto ai luoghi a misura di bambino, è importante che i contesti educativi siano organizzati anche per offrire un benvenuto quotidiano agli adulti, lasciando loro il tempo di sostare, salutare i bambini senza fretta, intrattenersi a parlare con il personale educativo e le altre famiglie. Un’attenzione necessaria per affrontare con qualche strumento in più il difficile ruolo di genitore.

Ultimo aggiornamento: 01/07/2022 - 17:59