logo del Progetto nazionale per l’inclusione e l’integrazione dei bambini rom, sinti e caminanti

Si è occupato anche di azioni di housing il Progetto nazionale per l’inclusione dei bambini rom, sinti e caminanti (rsc), promosso dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali (in collaborazione con quelli dell'istruzione e della salute) e che coinvolge 13 città metropolitane lungo tutto lo Stivale: da Torino a Palermo, passando per Bari, Bologna, Cagliari, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Reggio Calabria, Roma e Venezia. Anche se non rientrerebbe fra gli obiettivi e le azioni specifiche di questo programma d’interventi, che dal 2017 è realizzato nell’ambito del Pon Inclusione e che si propone soprattutto l’integrazione, il contrasto alla dispersione scolastica e il successo formativo delle bambine e dei bambini rom e sinti, ma anche il miglioramento dell’accesso ai servizi socio-sanitari delle famiglie e il consolidamento della governance dei progetti specifici di ciascuna area metropolitana, imperniati sul ruolo dei tavoli locali e delle équipe multidisciplinari.

Il seminario La sfida dell’abitare in transizione

Eppure occuparsene, ponendolo anche al centro di un seminario specifico, è stato quasi inevitabile per gli esperti dell’Istituto degli Innocenti, che cura l’assistenza tecnico scientifica del Progetto nazionale praticamente dall’inizio del progetto, ossia dal 2013 e dall’avvio della sperimentazione nelle 13 città riservatarie nell’ambito del Fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza. Perché le condizioni abitative, inevitabilmente, incidono e, spesso determinano, anche i percorsi d’inclusione e la qualità della vita degli oltre 6mila alunni seguiti e delle relative famiglie: basti dire che vive in appartamento l’83% di coloro che hanno una frequenza scolastica superiore al 75%. Lo hanno fatto con una mezza giornata di studio on line dedicata proprio a Le sfide dell’abitare in transizione, che si è svolta martedì scorso, aperta dalla relazione di Tommaso Vitale, sociologo e professore all’Università Science Po, l’Istituto di studi politici dell’ateneo di Parigi e proseguita dando voce alle esperienze e ai punti di vista dei territori e direttamente delle comunità rom e sinti coinvolte nel progetto nazionale.

Casa e scuola: il monitoraggio dell’assistenza tecnico-scientifica dell’Istituto degli Innocenti

Il seminario ha rappresentato anche l’occasione per fare il punto sui cambiamenti nella condizione abitativa delle famiglie delle bambine e dei bambini seguite dal Progetto nazionale che, rispetto al 2014, è significativamente migliorata, sia pure in un processo lungo e non privo di difficoltà. Nel 2014, infatti, il 40% degli alunni viveva ancora in insediamenti non autorizzati, quelli meno salubri e più marginalizzanti, mentre coloro che abitavano in appartamenti si fermavano al 25%. Sei anni dopo, alla fine del 2021, la situazione è molto cambiata: la quota di coloro che vivono in abitazioni, infatti, è salita al 68%, praticamente i due terzi di tutti gli alunni seguiti, mentre gli insediamenti non autorizzati, almeno fra i bambini e le bambine del Progetto nazionale, sono pressoché scomparsi (2%). Resta rilevante, invece, la percentuale di alunni che risiede in campi autorizzati, pari a circa un quinto (21%) del totale.

I destinatari del Progetto nazionale

In generale il progetto si rivolge in modo diretto a:

  • bambini e ragazzi rsc fra i 3 e 14 anni, con una particolare attenzione ai ragazzi che hanno completato la scuola secondaria di I grado più a rischio di abbandono scolastico nella delicata fase di passaggio alla secondaria di II grado o, comunque, ai percorsi di formazione professionale;
  • famiglie rsc.

Altrettanto importanti per la riuscita del progetto, però, sono i destinatari indiretti, ossia:

  • tutti i bambini e ragazzi non rsc iscritti nelle classi e scuole coinvolte nel progetto;
  • dirigenti scolastici, insegnanti e personale non docente delle scuole coinvolte;
  • responsabili e operatori dei settori sociale e socio-sanitario, del terzo settore e più in generale delle reti locali per l’inclusione sociale.

L’assunto metodologico di fondo sotteso a tutto il progetto, infatti, è che l’inclusione delle comunità rom, sinti e caminanti passi dalla promozione di una “coscienza di comunità” attraverso un processo di crescita che coinvolga tutti - famiglie, insegnanti e attori del territorio – al servizio di “una comunità includente” com’è esplicitato anche nel Report di Valutazione 2019/2020 a conclusione del primo triennio del progetto nell’ambito del “Pon Inclusione”.

La batteria d’indicatori quantitativi e qualitativi per misurare l’impatto degli interventi

L’articolata batteria d’indicatori quantitativi e qualitativi predisposti dall’assistenza tecnica dell’Istituto degli Innocenti consente di toccare con mano l’impatto complessivo del progetto evidenziando altresì sfide e minacce che rischiano di limitarne l’impatto.
I bambini e i ragazzi complessivamente raggiunti dal progetto nell’anno scolastico 2019/2020 sono stati 6.180, il 35% in più rispetto ai 4.520 del 2017/18. Nello stesso periodo le scuole sono passate da 55 a 71 (+33%) e le classi da 226 a 319 (+41%).
Un incremento ancora più marcato ha riguardato gli alunni rsc, cresciuti del 42% (da 397 a 565).
In crescita anche gli esiti scolastici positivi: la percentuale dei promossi, infatti, dall’87% del 2017/18 sale al 95% del 2019/2020 in conseguenza, soprattutto, dell’incremento di promozioni alle secondarie di I grado che, nel triennio, sono passate dal 75 al 93%.

Le conseguenze della pandemia

Sullo sfondo, però, si staglia la “minaccia” dell’emergenza sanitaria da Covid-19, con i lunghi periodi di scuola a distanza e le norme sul necessario distanziamento per limitare il contagio che ha avuto un impatto particolarmente severo proprio nei contesti sociali familiari più fragili. Il quadro tracciato dal Rapporto intermedio di valutazione settembre 2020-settembre 2021, relativo alla prima annualità del triennio 2021-2023, infatti, racconta di crescenti difficoltà nella frequenza e nel rendimento scolastico collegate anche a rilevanti problemi nei collegamenti on line per la didattica a distanza. La sostanziale tenuta progettuale, però, “ha limitato i danni” si legge nel Rapporto intermedio. Ma ora occorre ripartire tenendo assieme tutela della salute e inclusione sociale.

Ultimo aggiornamento: 26/05/2022 - 16:47